Tuesday, November 22, 2011

La preghiera e i sacramenti


La Filotea – Seconda Parte, Cap. 12-21
Gruppo in lingua italiana: 
Emmanuel Camilleri, Joachim Tshibangu Tshibanda e Gabriel Stawowy

Il Santo aiuta Filotea a progredire spiritualmente introducendola a un modo sicuro per arrivarci. Questo modo è sicuro perché si fa nella presenza di Dio, Lui che la guarda e le mostra tanto amore. Questo guardare è un atto di amore fra l’anima e il Creatore; l’amore qua è circolare e reciproco. Non c’è bisogno di andare in qualche posto di solitudine: il cuore ha la capacità d’essere questo posto. Perciò, Filotea non deve distaccarsi dal quotidiano, ma proprio nel quotidiano che lei incontra Dio. Il discorso del e sul cuore si fa più intenso. Usa l’espressione cuore a cuore (forse per la prima volta nella Introduzione), cioè in quella intimità dove nessun’altro può entrarci, dove l’anima s’incontra veramente con il Signore. Questo è il raccoglimento spirituale.

Il raccoglimento in Dio aiuta l’anima ad aspirare a Lui. Ma c’è anche una circolarità: ci aspiriamo a Lui per trovare raccoglimento in Lui. Questi due movimenti nascono dai buoni pensieri. Allora se Filotea aspira spesso a Dio, essa si aiuta a liberarsi dai pensieri cattivi. Un metodo per aiutare Filotea è quello delle orazioni giaculatorie. Queste preghiere, piccole, corte, con una prontezza che si balza dal cuore, contengono in esse la capacità di entrare in dialogo continuo con il Signore. Non c’è bisogno di legare il cuore ad una sola orazione giaculatoria, ma l’anima si lascia ispirare in quel momento. Le persone che si amano di un amore umano hanno quasi costantemente il pensiero rivolto alla persona che amano. Così anche quelli che amano Dio non possono passare un momento senza a pensare a Lui. Ecco perché le orazioni hanno un grande significato: esse ci aiutano a pensare a Lui in ogni momento. Il Santo poi provvede molti esempi di Santi e Sante che hanno usato il metodo del raccoglimento spirituale e delle giaculatorie: “Nell’esercizio del raccoglimento spirituale e delle preghiere giaculatorie si trova la profonda radice della devozione” e lui permette anche che “può supplire alla mancanza di tutte le altre forme di orazione. Ma se manca questo non c’è modo di rimediare”.

Nel prossimo capitolo, il Santo savoiardo da delle indicazioni sul come si ascolta la Santa Messa. Anche se usa un tono catechetico, le parole sono belle e edificanti. La Santa Messa è “sole degli esercizi spirituali: il santissimo e sommo Sacrificio e Sacramento ... centro della religione cristiana, cuore della devozione, anima della pietà, mistero ineffabile che manifesta l’abisso della carità divina; per suo mezzo Dio si unisce realmente a noi e ci comunica, in modo meraviglioso, le sue grazie e i suoi doni”. Ma non soltanto questo: la preghiera personale unita alla Santa Messa ha un potere inestimabile ed è “motivo di grande felicità per un’anima offrire devotamente i propri affetti per u n bene così prezioso e desiderabile”.

Francesco invita Filotea di fare uno sforzo per andare a Messa ogni giorno. Se c’è qualcosa che la impedisce, egli invita di essere presente con “il cuore” e in spirito. Il Santo usa un itinerario per aiutare Filotea a vivere bene l’esperienza della Santa Messa. Sono sei i “gradini” o momenti che egli suggerisce:

  1. Si prepara con il sacerdote. Mettersi alla presenza di Dio, umile, indegna e chiedere il perdono.
  2. Dall’ingresso fino al Vangelo si contempla e si considera la venuta e la vita di Nostro Signore in questo mondo.
  3. Dal Vangelo fino al Credo si considera la predicazione del Singore. Filotea è invitata ad affermare che è pronto di vivere o di morire fedele e obbediente alla Chiesa di Cristo.
  4. Dal Vangelo fino al Padre Nostro deve applicare il cuore per contemplare i misteri della passione e morte di Gesù Cristo – due momenti “attuati e essenzialmente rappresentati in questo santo Sacrificio”.
  5. Dopo il Padre Nostro fino alla Comunione “impegnati a far nascere nel cuore mille slanci; esprimi il desiderio ardente di giungere ad essere per sempre unita al Salvatore in un amore eterno”.
  6. Dalla Comunione alla fine della Messa si ringrazia il Signore Gesù per la sua incarnazione, vita, passione, e morte e per il suo amore, implorandolo di essere misericordioso verso di lei, la sua famiglia e la Chiesa.


Filotea è invitata a mettere le sue intenzioni sull’altare come offerta che si unisce al Sacrificio della Messa. Questo itinerario imita nella struttura i classici itinerari proposti da alcuni scrittori mitici. Ma il Santo li adatta in un modo molto semplice per aiutare Filotea a vivere l’Eucaristia.

Co-cathedral of St John, Valetta
Francesco prosegue a parlare di altri esercizi pubblici e comuni. Lui invita che oltre alla Santa Messa sarebbe di grande profitto per l’anima a partecipare alla recita del ufficio delle ore e per i vespri. Questi sono giorni “consacrati a Dio e bisogna fare qualcosa di più in suo onore e gloria”. Sono atti pubblici raccomandati dal Santo perchè “si ricava sempre maggior frutto e più consolazione dalle celebrazioni pubbliche della Chiesa, che non dalle devozioni personali; perché Dio ha così voluto dando la preferenza assoluta agli atti di comunità su quelli privati”. Qui richiama il fatto che Filotea fa parte di una realtà più grande di sè: sentirsi parte di una comunità è importante per l’edificazione personale. Le Confraternite anche sono un mezzo per aiutare Filotea a co-operare con altri nelle opera di carità.
I Santi sono i nostri modelli e Filotea deve rivolgersi anche a loro. Ma non soltanto a loro ma anche agli Angeli e le anime di quelli che si trovano già in Paradiso, che sono come gli angeli. il collocamento con i defunti indica la speranza escatologica che noi dobbiamo avere. Tra i santi poi, la Santa Vergine dev’essere invocata, Lei che è Madre di Dio e nostra madre ci assiste con il suo amore materno.
La Parola di Dio dev’essere sempre ascoltata è accolta con reverenza e attenzione. La giovane Filotea è invitata a farne buon uso della Parola specialmente nel suo cuore. Accoglierla come l’ha accolta la Beata Vergine. Anche libri di devozione e le vite dei Santi sono un aiuto. Le vite dei Santi sono come lo specchio nel quale Filotea può vedere l’immagine della vita Cristiana, cercando di adattarla e applicare le loro azioni nella propria vita.

Le ispirazioni sono “gli inviti, i movimenti, i rimproveri, i rimorsi interiori, i lumi e le cognizioni che Dio genera in noi prevenendo il nostro cuore con le sue benedizioni, con attenzione e affetto di Padre per svegliarci, scuoterci, spingerci, attirarci verso la virtù, l’amore celeste, i buoni propositi: in breve, verso tutto ciò che ci mette in cammino per il nostro bene eterno”. Le ispirazioni sono come una proposta di matrimonio: c’è la proposta da parte dell’uomo; la donna approva questa proposta; essa accetta l’uomo. Lo stesso fa Dio con noi: quando vuole “compiere in noi, per mezzo di noi e con noi un’opera di rilievo, in primo luogo ce la propone ispirandocela; poi tocca a noi esprimerci dicendo se ci piace; in terzo luogo aderiamo con il sì”. Lo stesso processo lo seguiamo per cadere nel peccato: anche qui i processi sono tre. Quando cadiamo nel peccato noi siamo tentati, accettiamo il piacere del peccato, e diamo il nostro consenso. Ci sono comunque tre gradini anche verso le virtù: “...l’ispirazione, che è il contrario della tentazione; il compiacimento nell’ispirazione che è il contrario del compiacimento nella tentazione; il consenso all’ispirazione, che è il contrario del consenso alla tentazione”. Dobbiamo sempre trovare la gioia dentro le ispirazioni e accettarle da Dio. Appena si accettano, si devono attuare subito, senza esitazione: “questo è il culmine della virtù autentica. Consentire nel cuore senza passare ai fatti, è come piantare una vigna senza volerne frutto”.

San Francesco poi passa ancora a parlare della Santa Confessione, della sua necessità nella vita autentica e devota, della grazia che essa porta con se.  Dopo di questo, parla della Comunione frequente. È interessanti come il Santo suggerisce questo, considerando che al suo tempo non si usava molto questa pratica. La ragione principale che il Santo suggerisce è che: “Il Salvatore ha istituito l’augusto sacramento dell’Eucaristia, che contiene realmente la sua carne e il suo sangue, affinché chi ne mangia viva eternamente. Ecco perché, chiunque vi ricorre spesso con devozione, rinforza talmente la salute e la vitalità dell’anima, che è quasi impossibile che rimanga avvelenata dai cattivi affetti di qualunque sorta siano”.

Egli dà lo stesso parere di Sant’Agostino che scrive: “Io non lodo e non biasimo il fatto di ricevere la comunione eucaristica tutti i giorni; ma consiglio ed esorto ciascuno a fare la comunione tutte le Domeniche, purché lo spirito non abbia affetti al peccato”. Il Santo di Savoia lascia la scelta nelle mani del direttore spirituale, che per il Santo è una figura importante se uno vuole riuscire nella vita devota. La decisione per ricevere la Santa Comunione va presa dopo “aver preso in esame lo stato interiore di ciascuno in particolare”. Lui non generalizza ma scende nel personale, cioè è consapevole che le anime hanno disposizioni diverse: “Sarebbe imprudente consigliare a tutti indiscriminatamente la comunione frequente; ma sarebbe ugualmente imprudente biasimare chi la facesse, soprattutto quando c’è di mezzo il parere di un prudente direttore di spirito”. Francesco esorta Filotea “...falla anche tu più spesso che puoi. Giacché, io lo credo, tu non hai alcun affetto al peccato mortale, e nemmeno al peccato veniale, sei nella disposizione richiesta da S. Agostino, e anche qualcosa di più; perché non solo non hai l’affetto a peccare, ma non hai nemmeno l’affetto al peccato. Sicché se il tuo padre spirituale lo trova bene, puoi fare la comunione anche più spesso di ogni domenica”. Se ci sono delle difficoltà che possono sorgere da quelli che vivono intorno alla Filotea, egli l’esorta di ascoltare il direttore spirituale. Sembra che il Santo non incoraggia Filotea di essere un mezzo di scandalo per gli altri: “e coloro cui devi obbedienza e rispetto siano così mal istruiti e così strani da sentirsi inquieti e turbati nel vederti fare la comunione così spesso, nel caso, tutto considerato, sarà bene andare incontro alla loro malattia e fare la comunione soltanto ogni quindici giorni; ciò solo nel caso che la difficoltà non possa esse superata in altro modo. In questo campo non bisogna dare direttive generali, occorre stare a quanto dice il padre spirituale; tuttavia mi sento in obbligo di affermare con certezza che la massima distanza tra una comunione e l’altra non deve superare il mese, almeno in quelli che intendono servire Dio devotamente”. Insiste molto sulla persona del direttore spirituale e il suo parere. Lui non promuove la comunione giornaliera; era consapevole come la pensava la gente a quel tempo. Perciò lascia la decisione fra l’anima e il direttore. Le disposizioni dell’anima, però, devono essere quelli giusti: “Per fare la comunione ogni otto giorni occorre non avere peccati mortali e non avere affetto al peccato veniale, e avere un grande desiderio di fare la comunione; ma per fare la comunione tutti i giorni, oltre a ciò, bisogna aver superato la maggior parte delle cattive inclinazioni ed avere il parere favorevole del padre spirituale”.

La messa quotidiana a St Patricks a Sliema

La preparazione per la Santa Comunione è perciò essenziale: “La preparazione alla santa Comunione comincia la sera precedente,(come era usanza a quel tempo) con molte aspirazioni e slanci d’amore”. La mattina, poi, si deve accostare alla confessione prima di ricever la Comunione. Poi si riceve la Comunione con tanta profonda devozione: “...non muovere più né la testa né le labbra, non per pregare e ancor meno per sospirare, ma apri dolcemente e mediamente la bocca e, alzando la testa quel tanto che basta perché il sacerdote veda quello che fa, ricevi piena di fede, di speranza e di carità Colui al quale, il quale, per il quale e nel quale tu credi, speri, bruci d’amore”. Dopo si rende omaggio al Signore e ringraziarlo per questo grande dono e fare una intenzione particolare: “La tua prima intenzione nella comunione deve essere di progredire, fortificarti e stabilizzarti nell’amore di Dio; perché quello che ti è dato soltanto per amore, tu lo devi ricevere con amore”. Se Filotea incontra qualcuno che la chiede perchè riceve spesso la Comunione, essa deve rispondere che lo fa per imparare a amare Dio: “per purificarti dalle imperfezioni, per liberarti dalle miserie, per consolarti nelle afflizioni, per trovare sostegno nelle debolezze”. Secondo il Santo sono due le categorie di persone che devono fare spesso la comunione: “i perfetti, perché, essendo ben disposti, farebbero molto male a non accostarsi alla sorgente della perfezione; e gli imperfetti, per poter camminare verso la perfezione; i forti per non rischiare di scoprirsi deboli, e i deboli per diventare forti; i malati per guarire e i sani per non ammalarsi; tu poi, creatura imperfetta, debole e ammalata, hai bisogno di comunicare spesso con la perfezione, la forza e il medico”. Questa dev’essere la risposta di Filotea.

La Santa Comunione aiuta Filotea a rimanere pura nel cuore e nell’anima. Essa è una protezione sicura contro le insidie del male.

Manny Camilleri

Testo di Emmanuel Camilleri
Foto di Joe Boenzi

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