Tuesday, November 15, 2011

L'importanza della preghiera


Filotea Parte II, Cap 1-11
Gruppo in lingua italiana: 
Emmanuel Camilleri e Joachim Tshibangu Tshibanda

La prima sensazione che ti viene quando cominici a leggere questa parte, e’ che San Francesco imita i mistici che hanno scritto degli itinerari spirituali. Qua e la, si trovino riferimenti sottili, anche se non espliciti, di questi itinerari. Si comincia con il raccoglimento per mettersi nella presenza di Dio e poi mostra delle “vie” per arrivare alla meditazione, cioè alla contemplazione della Divinità.

Il Santo savoiardo comincia per mostrare quanto e’ importante la preghiera. Essa, la preghiera, illumina e purifica il nostro intelletto e il nostro cuore. Egli raccomanda, sopratutto, l’orazione o la preghiera mentale “che impegna il cuore a meditare sulla vita e la passione di Nostro Signore”. Tramite questa meditazione, i cuore impara ad imitare la vita propria del Cristo: “come il pane può essere mangiato con ogni sorta di vivande, così il Salvatore può essere meditato, considerato e cercato in tutte le nostre orazioni azioni.” e Per aiutare la Filotea, Francesco da indicazioni precise per iniziare l’avvicinanza si deve trovare un posto tranquillo e adatto.

In seguito, il Santo propone un metodo di meditazione articolata in due parti. L’inzio di ogni meditazione è il mettersi nella presenza di Dio. Questo e’ il momento piu’ importante perche’ la Filotea s’accorgerà “del profitto” che verrà da’ questo momento. Invita a comincaire con le preghiere semplici e di stare attenti alle parole pronunciate “in grado di assaporare il senso meraviglioso e delizioso di queste preghiere che devono essere dette concentrando profondamente la mente sul loro significato, provocando reazione nei tuoi affetti; non andare in fretta per dirne molte, ma studiati piuttosto di dire quelle che dici con il cuore.”

Francesco poi indica le “vie” che possono aiutare per essere coscienti della presenza di Dio. La prima via “è una viva e attenta presa di coscienza della onnipresenza di Dio”. Dio e’ presente in tutti e in tutto. Tutti sono consapevoli di questa verita’, ma non tutti ci fanno caso. Siamo tanto presi dalle facende quotidiano, che ci scordiamo di questo unico fatto nella nostra vita. Filotea e’ invitata a mettere il suo cuore in sincronia con la preseza di Dio. La seconda via e’ precisamente a che fare con il cuore: “pensare che non soltanto Dio è presente nel luogo in cui ti trovi, ma in modo particolare è presente nel tuo cuore e nel profondo del tuo spirito”. Il discorso del cuore per il Santo e’ importante. E’ vero che Dio e’ onnipresente, ma si deve sempre cominciare dalla persona stess. Noi siamo fatti a immagine di Dio e percio’ abbiamo la sua essenza in noi. La terza via e’ tramite la person del nostro Signore Gesù Cristo che “nella propria umanità, vede dal cielo tutte le persone della terra” e specialmente quelli che sono nella meditazione o nella preghiera. Quelli che pregano possono avere la stessa esperienza dei Santi che vedevano il Singore; il Signore si fa mostrare a quelli che desiderano perche’ la preghiere non e’ soltanto un “chiedere” ma e’ anche  un desiderare. La quarta via e’ quella di contemplare l’immagine del Salvatore nella sua umanita’. San Francesco sembra insistere sull’aspetto dell’umanita’ magari per affermare alla Filotea le due nature di Cristo. Molte volte capita alle anime di dimenticare la natura umana di Cristo e percio non si sentano in realzione con Lui. Francesco insiste che se si “trovi in un luogo dove c’è il Santissimo Sacramento dell’altare, non sarebbe più soltanto una presenza immaginaria, ma reale”; Lui e’ vicino di quanto noi possiamo immaginare.

Appena la Filotea si sente immersa nella prezenza di Dio, allora e’ anche il momento di rendersi umile. In questo modo l’anima puo’ sentirsi profondamente rispettosa verso la Maesta’ Divina. Comunque, questa umilta’ non e’ una umilta’ che crea la paura; l’anima e’ anche cosciente della misericordia di Dio e che Lui li da la grazia di sentire la sua presenza. L’anima, davanti a tanto amore e misericordia si mette al servizio del Signore. Cosa possa aiutare la Filotea davanti a questa preseza Divina? Il Santo offre, anche se lascia la Filotea a decidere, frasi dalla Parola che possono aiutare lo spirito personale.

La preparazione finisce con la presentazione del mistero, cioe’ la ricostruzione dell’ogetto della meditazione. L’immaginazione e’ un strumento utile per aiutare l’anima a contemplare i misteri del Signore. Questo e’ un terzo metodo che e’ particolare e non comune con gli altri metodi. E’ il metodo che trascina l’anima proprio nel profondo di se stessa per incontrare lì il Creatore. E’ proprio il mettersi – tramite l’immaginazione – nei luoghi dove si sono svolti i Misteri. Cosi, per esempio, se l’anima vuole pregare sulla passione di Cristo, deve immergersi nel luogo, diventa parte di quella storia di quel momento particolare della vita del Signore. Cosi si puo fare anche sulla propria morte. Ma “sulla grandezza di Dio, l’eccellenza delle virtù, il fine per il quale siamo stati creati, non possiamo usare questo procedimento basato sull’immaginazione, perché si tratta di realtà invisibili”. Il Santo suggerisce la semplicità più che le complessità dei metodi. In questo modo, offre a tutti la possibilità di mettersi in atteggiamento di preghiera. Lui non aspetta che le anime, diciamo così semplici, fanno la stessa esperienze dei grandi mistici.

Dopo il metodo dell’immaginazione, arriva l’operazione dell’intelletto. E’ la meditazione propria: “Dopo aver dunque rinchiuso il tuo spirito, come ho detto, nell’ambito del soggetto su cui vuoi meditare, o con l’immaginazione, se si tratta di un soggetto sensibile, o per semplice presentazione, se non è sensibile, ti metterai a riflettere sul medesimo...” Se lo spirito proprio e’ a su agio, e allora si sente di ricavarne i frutti, Filotea si deve fermarsi in questo punto; essa entra nella meditazione. Comunque, egli suggerisce di passare avanti se non si sente a suo agio; usando dei metodi semplici in questi momenti, conviene molto di più.

Sugli affetti e propositi,San Francesco scrive che la “meditazione arricchisce la volontà, che è la parte affettiva della nostra anima, di buoni movimenti, quali l’amore di Dio e del prossimo, il desiderio del Paradiso e della sua gloria, lo zelo per la salvezza delle anime, l’imitazione della vita di Nostro Signore, la pietà per gli altri, l’ammirazione, la gioia, il timore di cadere in disgrazia...”. Allora lo spirito si apre agli affetti e propositi concreti, non separati o scarnati dalla vita quotdiana: l’amore per Dio si riflette nell’amore del prossimo. Questa e’ la dimensione pratica, se vogliamo, della meditazione:
“Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te soprattutto i propositi e le decisioni prese, per metterle in pratica immediatamente, nella giornata. È questo il frutto irrinunciabile della meditazione; se manca, non soltanto la meditazione è inutile, ma spesso anche dannosa perché le virtù meditate, ma non praticate, gonfiano lo spirito di presunzione e finiamo per credere di essere quello che ci eravamo proposto di essere: noi potremo diventare come ci siamo proposti di essere soltanto quando i propositi saranno pieni di vita e solidi; non quando sono fiacchi e inconsistenti e quindi destinati a non venire attuati.” 
Durante il giorno, la Filotea e’ invitata ad entrare in silenzio in alcuni istanti; in tal modo essa non perde l’attenzione verso le decisioni prese nella meditazione. Quello che suggerisce il Santo e’ che ci vuole dolcezza e serenità nel passaggio dall’orazione agli impegni quotidiani:
“Devi abituarti a passare dall’orazione a qualsiasi attività e occupazione che comporta la tua professione, anche quando può sembrare molto distante dagli affetti avuti nell’orazione. Voglio dire che un avvocato deve saper passare dall’orazione alla difesa della causa; il commerciante agli affari; la donna sposata ai doveri del suo matrimonio e della casa, con dolcezza e serenità, senza mettersi in angustia. Infatti essendo entrambi secondo la volontà di Dio, bisogna passare dall’una agli altri in umiltà e devozione.” 
Il Santo promuove questo aspetto: la devozione, la meditazione non e’ un distacco dalla realta’ umana; non e’ un vivere nelle nuvole. E’ un vivere concretatmente nella realta’ propria.


Il Santo avverte, sicuramente da una sua esperienza personale, che ci saranno momenti di aridità e mancanza di consolazione. Il Santo esorta la Filotea di non arrendersi. La invita lo stesso di rimanere nella presenza di Dio, come Giobbe, come la Cananea. I due personaggi hanno ricevuto perche’ erano insistenti; anche Filotea dev’essere insistente. Ma anche se non ci sara’ risposta dalla parte della Divina Maestà, Filotea e’ invitata a rimanere presso di Lui; anche questo ci basta.

Due momenti importanti per mantenere un ritmo durante la giornata sono l’esercizio del mattino e quello della sera. Il primo esercizio aiuta la Filotea ad una preparazione generale della giornata. E’ un metodo dove si offre la giornata a Dio e mettersi nella perspettiva del Creatore. Si anticipa tutti i momenti d’incontro durante il giorno e si prepara il cuore ad affrontare tutto con molta serenità. La Filotea lascia l’intimita’ della sua stanza con un proposito essenziale  che avviene in forza di questo esercizio, e cioe’ che “tutto quello che farai nel corso della giornata, sia coperto dalla benedizione di Dio.”

L’esercizio della sera serve come un esame di coscienza. Ma non soltanto; esso serve anche come ringraziamento. E’ anche un affidamento al Signore e alla sua misericordia, riconoscendo le proprie mancanze e chiedere perdono, ma anche ringraziare per le cose che il Signore ha fatto per mezzo di Filotea. Per il Santo, questo esercizio insieme a quello del mattio, e’ importante se uno vuole progredire nella vita devota: “Questo esercizio non deve mai essere tralasciato, come del resto quello del mattino; con quello del mattino spalanchi la tua finestra al sole di giustizia, con quello della sera, la sbarri alle tenebre dell’inferno.”

Manuel e Joachim

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