Thursday, December 13, 2007

Obbedienza - ma quale?

La Filotea
Parte 3ª, capitoli 11-20
Gruppo giapponese, coreano, libanese, fiammingo
Georges Naaman El Moualler, Naoki Tsujiie, Jaejun Chong, Wim Collin

La condivisione d’oggi è stato un pochino particolare, perché, abbiamo parlato del primato della autorità della chiesa e dello stato. Non è sempre facile di capire quale autorità è più importante. Di nuovo abbiamo scoperto che il background di ciascuno di noi gioca un ruolo importante nel modo di leggere e capire la Filotea.

Non si tratta di un’obbedienza cieca: è necessario che le persone stesse devono pensare e capire la ragione e la motivazione dell’obbedienza della cosa da quale si parla. È in nostro tempo una illusione di pensare che la obbedienza è qualcosa che si fa senza pensare, negoziare, parlare con i altri fanno ormai parte del concetto ‘obbedienza’.

Ma è qui si scopre il problema. Quale obbedienza è la prima, quella della fede oppure quella dello stato. Quando l’ordine dato è, va nella stessa direzione non c’è nessun problema. I problemi cominciano quando sono contrario. L’abbiamo illustrato con un esempio. La fede dice che non si può uccidere, è chiaro, non chiede molta spiegazione, è scritto nella bibbia, è nei comandamenti. Ma un soldato può essere ordinato di uccidere qualcuno in causa di guerra. La differenza tra obbedienza obbligatoria e volontaria non è cosi chiaro. Come si fa? Non vogliamo andare molto in dettaglio, possiamo dire che la discussione era animata.

In una lettura veloce sull’amicizia pensiamo che il concetto dell’amicizia da parte di San Francesco di Sales è una cosa molto chiaro e limitato. Non sembra di esistere un’amicizia nella libertà. Non è un’amicizia libera, di soltanto gioia e allegria. La vera amicizia è l’amicizia nella luce della fede. L’amore è vero o non è vero, non c’è qualcosa fra le due.

Georges, 辻家直樹, 정재준, Wim

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