Il linguaggio usato nei primi 8 capitoli è un linguaggio semplice ma è anche profondo. Non è un linguaggio filosofico d’un livello alto, ma è invece spirituale.
La devozione è diversa per le persone. Vuoi dire che ciascuna ha il suo modo di devozione, è valide anche per noi, noi siamo salesiani di don bosco e la nostra forma non è la stessa come i dominicani.
L’uomo è attaccato al peccato, e durante la vita c’è una lotta continua per staccarsi del peccato. C’è la tendenza per peccare sempre di nuovo, e dobbiamo combattere questa tentazione.
San Francesco mostra una grande capacita di capire la gente, sembra di essere un buono psicologo.
Nel suo modo di scrivere sembra che lui ti prende con la mano e è la guida tutto il cammino.
Quando uno fa il cammino spirituale da solo, senza direttore spirituale, qualcuno si sbaglia molto spesso e troppo facile. La guida è importante per fare il percorso senza pericolo. La guida deve essere come un amico, il rapporto deve essere come quello del padre verso il figlio e vica versa. È come Don Bosco e Don Rua vedono il direttore spirituale e l’accompagnamento dei giovani.
L’uomo devoto sembra d’essere come l’immagine che abbiamo di Don Bosco.
La devozione perfeziona tutto, non può militare contro la vocazione.
Qui notiamo soprattutto le differenze culturali, visto che nel nostro gruppo la Filotea è scritto in arabo, giapponese, coreano e fiammingo. Qualche esempio:
- In Corea non si può cosi facile cercare una guida spirituale perché non ci sono oppure non si può per diversi motivi oppure i credenti non sono abituati.
- San Francesco parla in concetti chi non sono vicino alla nostra cultura. Dobbiamo entrare nel pensiero europeo.
- Ci sono regione in Europa dove per esempio il sacramento della penitenza non esiste più, né in teoria, né in pratica. Cosi parlare con una facilità della confessione generale, non è facile a capire.
- Nel stesso ambiento San Francesco parla in primo luogo della penitenza e della purificazione, invece siamo adesso più sensibile di parlare del amore di Dio e della conoscenza di Dio e in secondo luogo del concetto di peccato.
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