Friday, October 21, 2011

Vita devota: vita di carità

La Filotea – Prima Parte, Cap. 1-8
Gruppo in lingua italiana:
Joachim Tshibangu Tshibanda e Manuel Camilleri

La vera devozione scondo Francesco di Sales, è ispirata dall’amore vero. Quelli che aspirano ad essere devoti devono essere persone innamorati di Dio e del prossimo. L’amore di Dio e carità, significano agire bene e operare con cura. Questo si deve fare spesso e con prontezza.

Summer blooms, Longwood Gardens

Non basta soltanto ezercitare la carità; essa dev’essere accompagnata da una vita autentica. È falso chi fa la carità negli occhi delle persone e poi non ha il coraggio di perdonare il suo prossimo. Allora le parole e le azioni devono essere in sintonia e una non puo contraddire l’altra; la completa coerenza nella persona è essenziale. Quando manca la coerenza, c’è il rischio di creare una dicotomia. La devozione e la carità differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma. La carità è un fuoco spirituale che quando brucia fortemente diventa devozione. La devozione allora diventa l’agilità, la vivacità, la diligenza della carità in noi.

La devozione vera e propria non è triste o malinconica; questa è una percezione sbagliata delle persone che guardano con quest’ottica le persone devote. Essa, se ispirata dallo Spirito e la Parola di Dio, è dolce, facile e piacevole. Le api ricavano dal timo un succo amaro ma esso si trasforma in miele tramite l’agire delle api. Cosi fa anche la devozione vero e propria. Se uno guarda soltanto le persone devote da fuori, cioè a prima vista, possono credere che tutto quello che fanno è faticoso e sembrano di non godere la vita. Ma non guardano quella devozione che è interiore e da dove sbocca quella esteriore. La devozione non soltanto è dolce e anche la regina delle virtù, ma essa è la pefezione della carità. La carità ha diversi livelli, come la scala di Giacobbe, per i quali sale, di virtù in virtù. L’anima discende per aiutare il prossimo e sale per essere in unione con l’amore di Dio

La chiamata alla vita devota è aperta a tutti; nessuno è escluso. Francesco incoraggia le prsone di essere devoti anche quando c’è la tentazione di arrendersi. La preghiera e la vita sacramentale aiutano la persona a vivere una vita devota. La vita devota arricchisce ogni vita e ogni vocazione, ecco perchè essa è a vantaggio di tutti quelli che la cercano. Si deve, però, avvicinarsi a questa vita devota con umiltà. Il segreto alla vita devota, è cercare di vivere la propria vocazione con impegno e determinazione. Ogni vocazione, ogni occupazione, ogni stato di vta è un campo fertile per la vita devota. L’importante è vivere quella vita, vivendola bene e non cercare di vivere un altra vita che non appartiene all’individuo. Nessuno deve andare contrario alla propria vocazione o stato.  Dio chiama alla perfezione in ogni situazione, ogni lavoro, ogni stato.

Potted cactus at Longwood Gardens

Per essere in grado di vivere bene la propria vita e vocazione, abbiamo bisogno di un vero amico fedele. Questo amico dev’essere l’amico della nostra anima, il direttore sprituale e confessore. L’invito è di cercare una tale persona che pratica la carità, è uomo di scienza e uomo sapiente. Comunque, soltanto gli umili sono in grado di trovare un tale amico dell’anima; cioè quelli che davvero desiderano avanzare nella vita spirituale. Questo amico dell’anima ci sarà dato se noi preghiamo il Signore di darcelo.

Cercare d’essere devoti e un travaglio di pazienza e di coraggio. Magari all’inzio una può avere molto entusiasmo e poi questo si perde quando s’incontrano delle difficlotà. Il cercare di una vita devota, di vivere tale vita, dura per tutta la nostra vita terrena. Questo avviene tramite la purificazione dell cuore dalla malizia del peccato. Ci sono delle persone, come San Paolo e Santa Maddalena, che in un attimo hanno ricevuto la grazia divina d’essere purificati in un attimo. Ma questa è una purificazione miracolosa e non possiamo pretenderla. Qua uno subito comprende che quello che Francesco propone lo propone con una consapevolezza della realtà umana. Allora noi dobbiamo essere pazienti e coraggiosi. Si arriva passo dopo passo, con un progresso che si fa andando avanti e progredire nella vita devota. Non dobbiamo abbatterci dal fatto che anche se noi proviamo, siamo ancora imperfetti e peccatori. Come un ragazza che si prepara per sposarsi, l’anima toglie il vecchio vestito e si deve vestirsi di Cristo. D’altra parte non possiamo essere come quelle persone che pensano che sono già arrivati; questo è un pericolo da evitare. La purificazione dell’anima può e deve finire soltanto con la nostra vita. Quello che viene chiesto a noi e di combattere il male, non il male che non possiamo vedere, ma quello che si vede e si vive. Soltanto in questo modo possiamo combatterlo.

Per iniziare il percorso della vita devota c’è bisogno di purificarsi dal peccato mortale. È percio importante il sacramento della penitenza. Importante e essenziale è anche un buon confessore. Il Santo suggerisce una confessione generale di tutta la vita. Anche se questa non è necessaria, lui la considera molto importante per fare un buon inizio nella vita devota. La preparazione per la confessione è sempre importante . La dispozione per la contrizione è essenziale. La persona che davvero vuole iniziare la via della vera devozione non dev’esser come quelli che vanna a lla confessione con il proposito che dopo s’accostano al peccato ancora una volta. Una vera, autentica confessione ci porta a conoscere noi stessi, i nostri limiti e le nostre debbolezze. Inoltre, essa ci riveli quando è grande la misericordia di Dio.
Francesco ammonisce l’anima di non essere come quei peccatori che materialmente escono dal peccato ma affettivamente sono ancora legati ad esso. Il popolo di Dio è uscito fizicamente dalla schiavitù dall’Egitto ma ne sono rimasti attaccati alle cose materiali che l’Egitto li offriva. In tal caso non valorizzavano abbastanza la libertà acquistata. Molte anime sono come il popolo di Dio: sanno che sono malati, e continuano a mangiare il cibo che li fa male! Filotea deve non soltanto abbandonare il peccato ma deve sbarazzarsi di esso, dai suoi effetti. In questo consiste l’essenza della vita devota.

Flowering ground cover, Longwood Gardens

La consapevolezza del fatto del grande male che il peccato ci causa, ci spinge ad entrare in una contrizione profonda e travolgente. Essa, anche se è piccola ma sincera, rafforzata dai Sacramenti, ci purifica dal peccato. Se è profonda, allora ci purifica da tutti gli affetti che derivano dal peccato. Molte volte noi stiamo lontano delle persone che magari odiamo o con cui non andiamo molto d’accordo. Succede che poco a poco, cominciamo anche ad allontarci dai suoi amici, da quelli che la pensano come lui, dai suoi parenti. Arriviamo ad un tal punto che non sapportiamo neanche al vederlo. In un simile modo, se l’anima odia il peccato con una contrizione forte, non solo detesta il peccato ma anche tutti i suoi affetti e le sue conseguenze. Per questo la contrizione dev’essere forte e profonda, non superficiale. Come la Maddalena, che appena ha sentito le parole del Salvatore, si è convertita ed diventata seguace di Cristo. Lei rigettò completamente il peccato e i suoi piaceri. Come si ci arriva a tal punto? L’anima deve immergersi nelle meditazioni proposti dal Santo, immergersi in esse con serietà e con l’aiuto della grazia Divina. In questo modo, il peccato verrà strappato dal cuore insieme con i suoi principali affetti.

Testo: Manny
Foto: "Summer bloom at Longwood Gardens", Joe Boenzi

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