Friday, October 28, 2011

Un percorso che porta alla conversione

Filotea Prima Parte, Cap. 9-24
Gruppo in lingua italiana: 
Emmanuel Camilleri e Joachim Tshibangu Tshibanda

Il Santo di Savoia propone un itinerario che dventa uno strumento di accompagnamento verso una vita devota autentica. Tutto questo percorso e’ un che porta alla conversione. Usando dieci meditazioni, egli esorta l’anima di ezercitarsi e prepararsi ad una confessione generale. Il punto di partenza e’ il riconoscimento che l’anima non esistiva un anno prima. Ma Dio l’ha fatta fiorire non perche’ avesse bisogno di lei, ma perche’ mosso dalla sua bonta’. L’essere dato alla Philothea e’ precisamente eterno e che l’ha riporta a Dio per essere unita eternamente con lui.


Filotea e’ poi invitata a riconscere i suoi peccati. Francesco sembra di insistere su questo perché e’ un buon inizio: quando l’anima riconsce che e’ debole e che e’ incline al peccato, essa puo cominciare la via della santificazione propria. In questo modo la Filotea puo’ arrivare al punto decisivo di detestare la sua vita passata, non la propria vita, ma le cose e gli oltraggi che essa ha fatto. Questo riconscimento la porta a riconoscere un altro fatto imporante: essa e’ bsigonosa dell’amore e della misericordia di Dio. Essa allora puo dire: “O Signore, quanto è ricco di misericordia e grande in bontà il tuo cuore! Anima mia, canta in eterno le innumerevoli grazie di cui ti ha colmata.” In paragone, Filotea e’ portata a scoprire che l’amore di Dio e’ piu’ grande dei suoi peccati.

L’itinerario offerto dal Santo procede a portare la Filotea a contemplare la morte. Molte volte questo fatto e’ trasandato. Invece, Filotea ne deve pensare. Nessuno sa il momento in cui avverra’ questo fatto. Allora Philothea dev’essere pronta e preparata. Comunque, la morte del copro non e’ la fine. Quello che segue e’ piu’ importante. Ricollocando con il Vangelo di Matteo, il Santo chiede a Filotea di pensare su quale lato essa sara’ dopo la morte, la destra o la sinistra? La rispsta dipende dal tipo di vita essa vive. Quello che viviamo oggi, serve per quel momento eterno. La scelta e’ nelle mani di Filotea.

Alla fine non conta il piacere del quale si fa esperienza in questo mondo; esso e’ mondano e passa subito. Si deve pensare alla felicita’ eterna che non passa mai. Questa felicita’ si deve assaporare in questo mondo tramite la vita che una vive. Ecco perche’ e’ importante una vita devota che porta alla felicita’ eterna. Alla fine ci saranno de strade offerte per noi: l’eternita’ con il Padre o l’eternita’ con il padre della menzogna. Il Paradiso e’ la meta di Filotea perche’ essa e’ stata concepita e creata la’; il suo origine e all’origine dev’essere attratta. Si devono, allora, rifiutare le attrazioni del divaolo. Egli appare con potenza, su un trono, arrogante e superbo. Cosi’ sono anche quelli che lo adorano. Dall’altra parte c’e’ il Singore Gesu’ che non siede su un trono ma e’ crocifisso. Egli chiama a se’ quelli che sono dall’altra parte, cerca di attirarli con il suo amore per loro. L’anima deve convertire a Gesu’: “Mi converto a te, dolce Gesù, Re della felicità e della gloria che non muore; ti abbraccio con tutte le forze della mia anima, ti adoro con tutto il cuore, ti scelgo, ora e per sempre, a mio Re, e ti prometto fedeltà senza pentimenti; prometto obbedienza alle tue sante leggi, voglio ascoltare i tuoi consigli.” In fine, quello che Filotea fa’ e’ un atto di umilta’. Questa umilta’ e’ un aspetto essenziale per essere in grado di entrare nella vera e autentica vita devota.

Ma Filotea dev’essere sempre in guardia. Non e’ sufficiente ammettere i propri peccati mortali; anche quelli veniali si devono confessare. Nell’anima, piu’ che scoprire i peccati veniali, essa scoprira’ gli affetti verso tali peccati. E’ difficle essere liberati dai peccati veniali, ma l’anima ha la capacita’ di non avere affetto verso tali peccati. Se guardiamo questi peccati come un niente, c’e’ il pericolo di non fare caso all’offesa che essi portano verso Dio: “Il peccato veniale, per piccolo che sia, dispiace a Dio, anche se non in misura da volere, per questo, dannarci o perderci. Se il peccato veniale gli dispiace, la volontà e l’affetto ad esso, sono un chiaro proposito di voler dispiacere alla Maestà divina. E com’è possibile che un’anima per bene, non soltanto voglia dispiacere a Dio, ma sia attaccata al desiderio di dispiacergli?” Questi affetti sono direttamente contrari alla vita devota. Se rimangano nell’anima, i peccati veniali : “non le recano un danno molto grave; ma se quei peccati rimangono nell’anima a causa dell’affetto che c’è in noi per essi, questi le fanno perdere senz’altro il pregio [della] santa devozione.”
Francesco de Sales passa poi ad avvertire sulle cose inutili e pericolose. Lui si riferisce ai “giochi, i balli, i banchetti, le feste, gli spettacoli” che non sono in se’ cattive ma indifferenti nel senso che essi possono essere vissuti bene o male. Ma possono diventare pericolosi e piu’ pericoloso sarebbe l’attaccarsi ad essi. Non c’e’ niente di male se uno balla, gioca ecc. Ma non si deve attacarsi ad essi come se fossino cosi’ importanti che uno non puo’ starci senza. Il cuore ha bisogno di un spazio per i buoni sentimenti; l’affetto per queste cose vuote, puo occuparsi questo spazio prezioso. In fine, la Filotea deve sforzarsi di liberare se stessa dalle cattive inclinazioni. Queste, anche se non sono ne’ peccati mortali, ne veniali, sono imperfezioni che creano difetti e mancanze che non augurano bene nel proseguire in una vita devota. Percio’ e’ importante il temperamento per essere capace di controllarle.

Questa parte della Filotea puo’ essere utilizzata nell’accompagnamento personale; e’ l’ideale. D'altronde, questa era l’intenzione dello scrittore Santo. Su un livello di gruppo puo’ anche servire, comunque. Si puo’ usare come un esame di coscienza nei tempi liturgici forti, in modo particolare durante la Quaresima. Sarebbe ideale anche nell’amibito della formazione in noviziato, dando cosi’ degli strumenti ai novizi di esaminare se stessi e fare un vero discernimento. Negli ambienti giovanili si può adattare alcune parti di questo itinerario per aiutare i giovani a prepararsi bene per l’Eucaristia. Si potrebbe usare nelle nostre scuole e ambienti oratoriani per i ritiri mensili tenendo sempre in mente di adattarle ai tempi d’oggi. I giovani potrebbero avere anche dei dubbi sulla vita che loro conducano, specialmente nell’ambito del divertimento. Come accompagnatori, li possiamo aiutare a capire che non c’e’ niente di male a partecipare nei divertimenti, basta che uno mantiene la sua dignita’ di figlio e di figlia di Dio. Aiutarli a capire le gli affetti verso le cose del mondo, non hanno una vita lunga e che si deve cercare quelli che durano di piu’. Non dobbiamo giudicare i loro ambienti dove loro vanno a divertirsi, altrimenti li allontaniamo da noi e dai nostri ambiente. Cercando, allora, di creare un dialogo che li aiuta a scoprire il vero senso della vita.

∞ Many
Fotografia di Wilfried Wambeke

Thursday, October 27, 2011

Immagini adatti



La Filotea di San Francesco di Sales 
Parte Prima, capitoli IX-XXIV
GRUPPO POLACCO 24/10/2011
Tomasz Hawrylewicz, Tomasz Grzegorz Lukaszuk, Jan Marciniak

I capitoli IX-XXIV sono ben diversi da quelli precedenti. Come prima si vedeva i consigli per cominciare e entrare nella vita devota, adesso s.Francesco propone un cammino molto concreto. Attraverso le meditazioni invita prima a mettersi alla presenza di Dio e poi meditare le realtà escatologiche. Francesco riesce descrivere queste realtà con tanta dinamicità mettendo davanti gli occhi dell'anima bruttezza del peccato, dolore dell'inferno, felicità del cielo, terrore del giudizio finale e l'importanza della scelta di Dio e della confessione generale.

Ci colpisce il modo di mettersi davanti a Dio di fronte a tutto questo che Lui ha creato. San Francesco ci dice che senza la comprensione della maestà di Dio dobbiamo vergognarsi e umiliarsi (cap. IX). Francesco attraverso diversi immagini riesce spiegare e incoraggiare come liberarsi da ogni peccato, anche questo più piccolo. Francesco presenta la realtà come è e lascia una scelta all’anima.

Questi capitoli si può usare per presentare meglio il collegamento tra la realtà presente quale viviamo e la realtà escatologica alla quale arriveremo. È importante usare questi capitoli in diversi modi, cominciando con stare davanti alla presenza di Dio. Gli immagini usati da san Francesco di Sales si può adattare per ogni gruppo, sia nella formazione, nella scuola, nelle comunità parrocchiali e per i confratelli giovani. Nella scuola si può usare gli immagini proposti da san Francesco nelle diverse presentazioni: PowerPoint, il teatro, la musica. Nella formazione si può proporre una meditazione cosi come scriveva san Francesco, prima facendo introduzione con una conferenza. Per i giovani confratelli e le comunità parrocchiali pensiamo che non si può delineare soltanto la bruttezza del peccato e paura di diavolo. Per i gruppi parrocchiali che sono vari, si può prendere la Fiotea come programma pastorale, cosi che i gruppi si integreranno.

Relatore: Tomasz Hawrylewicz
Foto di Joe Boenzi: Quadro di Francesco di Sales nella comunità di S. Teresa a Ljubljana

Monday, October 24, 2011

Immagini salesiani nelle meditazioni della Filotea



FILOTEA  - I parte - Capitoli da IX a XXIV

Quello messo in corsivo sono le IMMAGINI; il resto ciò che mi ha colpito. Tra parentesi tonde vi sono le pagine. La nostra edizione: S. Francesco di Sales, Filotea. Introduzione alla vita devota, a cura di Ruggero Balboni, 15ª ed. (Milano: Paoline, 2010).

Capitolo IX - Prima Meditazione: LA CREAZIONE

Voglio cambiare vita e seguire il mio Creatore e sentirmi onorata per l’essere che egli mi ha dato; voglio impegnarlo totalmente nell’obbedire alla sua volontà, nei modi che mi verranno indicati, e sui quali mi illuminerà il mio padre spirituale (39-40).

Capitolo X - Seconda meditazione: IL FINE PER IL QUALE SIAMO CREATI

Dio [...] ti ha dato l’intelligenza per conoscerlo, la memoria per ricordarlo, la volontà per amarlo, l’immaginazione per rappresentarti i suoi benefici, gli occhi per contemplare le sue opere, la lingua per lodarlo, e così tutte le altre facoltà (40-41).

Considera la sventura del mondo che non pensa a queste cose, ma vive come se fosse stato creato soltanto per costruire case, piantare alberi, accumulare ricchezze e fare pazzie (41).

Capitolo XI - Terza Meditazione: I BENEFICI DI DIO

Impiega con cura i mezzi che la Chiesa ti offre per la salvezza tua e per amare Dio. Sì, sono decisa a fare regolarmente orazione, a ricevere i sacramenti, ad ascoltare la sua santa Parola; metterò in pratica le sue ispirazioni e i suoi consigli (44).

Capitolo XII - Quarta Meditazione: IL PECCATO

A tal fine, seguirò con impegno i consigli che mi verranno dati e non riterrò mai di avere fatto abbastanza per riparare le colpe del passato (46).

Capitolo XIII - Quinta Meditazione: LA MORTE

Pensa che una volta uscita dal corpo, l’anima prende il suo posto: o a destra, o a sinistra. Tu, dove andrai? Che strada prenderai? Non dimenticare che sarà la stessa nella quale ti sei incamminata in questo mondo (48).

Capitolo XIV - Sesta Meditazione: IL GIUDIZIO

Ringrazia Dio che ti ha dato modo di metterti al sicuro per quel giorno e ti ha concesso tempo per la penitenza (51).

Capitolo XV - Settima Meditazione: L’INFERNO

Se una pulce in un orecchio o l’alterazione di una febbriciattola, rendono una breve notte così lunga e tormentosa, pensa a quanto deve essere spaventosa la notte dell’eternità con tanti tormenti! Da quell’eternità nascono la più nera disperazione, le bestemmie, una rabbia senza fine (52).

Capitolo XVI - Ottava Meditazione: IL PARADISO

Infine pensa al bene sommo di cui tutti insieme godono: la vista di Dio che li gratifica per l’eternità del suo sguardo pieno d’amore, travolgendo i loro cuori in un abisso di piacere. È un bene senza pari l’essere uniti al proprio principio (54).

Sono simili ad uccelli spensierati, che volano e cantano eternamente nel cielo della divinità, che li colma di piaceri inesprimibili; ciascuno, senza invidia, canta al suo meglio, le lodi del Creatore (54).

Capitolo XVII - Nona Meditazione: ELEZIONE E SCELTA DEL PARADISO

Pensa quanto sia vero che tu ti trovi tra il Paradiso e l’Inferno; come pure è vero che l’uno e l’altro sono spalancati per riceverti secondo la scelta che tu farai (56).

Cap. XVIII - Decima Meditazione: L’ELEZIONE E LA SCELTA DELLA VITA DEVOTA

Capitolo XIX - COME FARE LA CONFESSIONE GENERALE

Se noi siamo molto umili, o Filotea, il peccato ci darà un grande dispiacere perché offende Dio. Ma l’accusa del nostro peccato diverrà dolce e piacevole perché onora Dio: quando diciamo al medico il male che ci tormenta, proviamo già un certo sollievo. Quando sarai davanti al padre spirituale, immagina di essere sul Calvario, ai piedi di Gesù Cristo crocifisso, il cui sangue, grondando da tutte le parti, ti lava dalle iniquità; infatti anche se non si tratta fisicamente del sangue del Salvatore, è sempre il merito di quel sangue versato che continua a scorrere abbondantemente sui penitenti che si trovano attorno al confessionale (60).

Capitolo XX - PROMESSA PER IMPRIMERE NELL’ANIMA IL PROPOSITO DI SERVIRE DIO, A CONCLUSIONE DEGLI ATTI DI PENITENZA

Ma, se per suggestione del nemico o qualche umana infermità, dovesse capitarmi di venir meno in qualche cosa a questa mia promessa e a questa consacrazione, fin d’ora protesto e mi propongo, con l’aiuto della grazia dello Spirito Santo, di rialzarmi immediatamente, appena ne avrò coscienza, di rivolgermi di nuovo alla misericordia divina senza attendere un solo istante (63).

Capitolo XXI - CONCLUSIONE DELLA PRIMA PURIFICAZIONE

È un ottimo contratto, Filotea: tu doni ora te stessa alla Maestà di Dio e ottieni in cambio che Egli si doni a te per l’eternità (64).

Capitolo XXII - BISOGNA LIBERARSI DALL’AFFETTO AL PECCATO VENIALE

I ragni non uccidono le api, ma ne contaminano e ne corrompono il miele, e le ostacolano con le loro ragnatele, di modo che le api non possono più lavorare; questo quando tessono ragnatele per fermarsi. Così, il peccato veniale non uccide l’anima, ma corrompe la devozione e intralcia talmente le potenze dell’anima con le cattive abitudini e tendenze, che essa non riesce più ad attuare la prontezza della carità, nella quale consiste la devozione; questo avviene quando il peccato veniale alberga nella nostra coscienza per l’affetto che gli portiamo (66-67).

Capitolo XXIII - BISOGNA LIBERARSI DALL’AFFETTO ALLE COSE INUTILI E PERICOLOSE

I cervi che hanno messo su troppo grasso, si ritirano in disparte e si nascondono nei cespugli, sapendo che, se per caso dovessero essere attaccati, il grasso non permetterebbe loro di correre agilmente: il cuore dell’uomo, quando si carica di affetti inutili, superflui o pericolosi, non riesce più a correre con prontezza, agilità e facilità dietro al suo Dio, che è il centro della devozione (68).

Capitolo XXIV - OCCORRE LIBERARSI DALLE CATTIVE INCLINAZIONI

Se si è trovato il modo di trasformare le mandorle amare in mandorle dolci, semplicemente facendo un’incisione alla base per farne uscire il succo, perché dovrebbe essere impossibile far uscire da noi le tendenze perverse per diventare migliori? (69).

Non c’è temperamento al mondo che, per buono che sia, non possa essere reso cattivo dalle cattive abitudini; al contrario, non esiste temperamento così perverso che, con la grazia di Dio in primo luogo, e poi con lo sforzo e l’impegno, non possa essere corretto e migliorato (70).

Sintesi del sig. Virgilio Radici
Foto di don Joe Boenzi: Le montagna sopra il Lago d’Annecy

Friday, October 21, 2011

Vita devota: vita di carità

La Filotea – Prima Parte, Cap. 1-8
Gruppo in lingua italiana:
Joachim Tshibangu Tshibanda e Manuel Camilleri

La vera devozione scondo Francesco di Sales, è ispirata dall’amore vero. Quelli che aspirano ad essere devoti devono essere persone innamorati di Dio e del prossimo. L’amore di Dio e carità, significano agire bene e operare con cura. Questo si deve fare spesso e con prontezza.

Summer blooms, Longwood Gardens

Non basta soltanto ezercitare la carità; essa dev’essere accompagnata da una vita autentica. È falso chi fa la carità negli occhi delle persone e poi non ha il coraggio di perdonare il suo prossimo. Allora le parole e le azioni devono essere in sintonia e una non puo contraddire l’altra; la completa coerenza nella persona è essenziale. Quando manca la coerenza, c’è il rischio di creare una dicotomia. La devozione e la carità differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma. La carità è un fuoco spirituale che quando brucia fortemente diventa devozione. La devozione allora diventa l’agilità, la vivacità, la diligenza della carità in noi.

La devozione vera e propria non è triste o malinconica; questa è una percezione sbagliata delle persone che guardano con quest’ottica le persone devote. Essa, se ispirata dallo Spirito e la Parola di Dio, è dolce, facile e piacevole. Le api ricavano dal timo un succo amaro ma esso si trasforma in miele tramite l’agire delle api. Cosi fa anche la devozione vero e propria. Se uno guarda soltanto le persone devote da fuori, cioè a prima vista, possono credere che tutto quello che fanno è faticoso e sembrano di non godere la vita. Ma non guardano quella devozione che è interiore e da dove sbocca quella esteriore. La devozione non soltanto è dolce e anche la regina delle virtù, ma essa è la pefezione della carità. La carità ha diversi livelli, come la scala di Giacobbe, per i quali sale, di virtù in virtù. L’anima discende per aiutare il prossimo e sale per essere in unione con l’amore di Dio

La chiamata alla vita devota è aperta a tutti; nessuno è escluso. Francesco incoraggia le prsone di essere devoti anche quando c’è la tentazione di arrendersi. La preghiera e la vita sacramentale aiutano la persona a vivere una vita devota. La vita devota arricchisce ogni vita e ogni vocazione, ecco perchè essa è a vantaggio di tutti quelli che la cercano. Si deve, però, avvicinarsi a questa vita devota con umiltà. Il segreto alla vita devota, è cercare di vivere la propria vocazione con impegno e determinazione. Ogni vocazione, ogni occupazione, ogni stato di vta è un campo fertile per la vita devota. L’importante è vivere quella vita, vivendola bene e non cercare di vivere un altra vita che non appartiene all’individuo. Nessuno deve andare contrario alla propria vocazione o stato.  Dio chiama alla perfezione in ogni situazione, ogni lavoro, ogni stato.

Potted cactus at Longwood Gardens

Per essere in grado di vivere bene la propria vita e vocazione, abbiamo bisogno di un vero amico fedele. Questo amico dev’essere l’amico della nostra anima, il direttore sprituale e confessore. L’invito è di cercare una tale persona che pratica la carità, è uomo di scienza e uomo sapiente. Comunque, soltanto gli umili sono in grado di trovare un tale amico dell’anima; cioè quelli che davvero desiderano avanzare nella vita spirituale. Questo amico dell’anima ci sarà dato se noi preghiamo il Signore di darcelo.

Cercare d’essere devoti e un travaglio di pazienza e di coraggio. Magari all’inzio una può avere molto entusiasmo e poi questo si perde quando s’incontrano delle difficlotà. Il cercare di una vita devota, di vivere tale vita, dura per tutta la nostra vita terrena. Questo avviene tramite la purificazione dell cuore dalla malizia del peccato. Ci sono delle persone, come San Paolo e Santa Maddalena, che in un attimo hanno ricevuto la grazia divina d’essere purificati in un attimo. Ma questa è una purificazione miracolosa e non possiamo pretenderla. Qua uno subito comprende che quello che Francesco propone lo propone con una consapevolezza della realtà umana. Allora noi dobbiamo essere pazienti e coraggiosi. Si arriva passo dopo passo, con un progresso che si fa andando avanti e progredire nella vita devota. Non dobbiamo abbatterci dal fatto che anche se noi proviamo, siamo ancora imperfetti e peccatori. Come un ragazza che si prepara per sposarsi, l’anima toglie il vecchio vestito e si deve vestirsi di Cristo. D’altra parte non possiamo essere come quelle persone che pensano che sono già arrivati; questo è un pericolo da evitare. La purificazione dell’anima può e deve finire soltanto con la nostra vita. Quello che viene chiesto a noi e di combattere il male, non il male che non possiamo vedere, ma quello che si vede e si vive. Soltanto in questo modo possiamo combatterlo.

Per iniziare il percorso della vita devota c’è bisogno di purificarsi dal peccato mortale. È percio importante il sacramento della penitenza. Importante e essenziale è anche un buon confessore. Il Santo suggerisce una confessione generale di tutta la vita. Anche se questa non è necessaria, lui la considera molto importante per fare un buon inizio nella vita devota. La preparazione per la confessione è sempre importante . La dispozione per la contrizione è essenziale. La persona che davvero vuole iniziare la via della vera devozione non dev’esser come quelli che vanna a lla confessione con il proposito che dopo s’accostano al peccato ancora una volta. Una vera, autentica confessione ci porta a conoscere noi stessi, i nostri limiti e le nostre debbolezze. Inoltre, essa ci riveli quando è grande la misericordia di Dio.
Francesco ammonisce l’anima di non essere come quei peccatori che materialmente escono dal peccato ma affettivamente sono ancora legati ad esso. Il popolo di Dio è uscito fizicamente dalla schiavitù dall’Egitto ma ne sono rimasti attaccati alle cose materiali che l’Egitto li offriva. In tal caso non valorizzavano abbastanza la libertà acquistata. Molte anime sono come il popolo di Dio: sanno che sono malati, e continuano a mangiare il cibo che li fa male! Filotea deve non soltanto abbandonare il peccato ma deve sbarazzarsi di esso, dai suoi effetti. In questo consiste l’essenza della vita devota.

Flowering ground cover, Longwood Gardens

La consapevolezza del fatto del grande male che il peccato ci causa, ci spinge ad entrare in una contrizione profonda e travolgente. Essa, anche se è piccola ma sincera, rafforzata dai Sacramenti, ci purifica dal peccato. Se è profonda, allora ci purifica da tutti gli affetti che derivano dal peccato. Molte volte noi stiamo lontano delle persone che magari odiamo o con cui non andiamo molto d’accordo. Succede che poco a poco, cominciamo anche ad allontarci dai suoi amici, da quelli che la pensano come lui, dai suoi parenti. Arriviamo ad un tal punto che non sapportiamo neanche al vederlo. In un simile modo, se l’anima odia il peccato con una contrizione forte, non solo detesta il peccato ma anche tutti i suoi affetti e le sue conseguenze. Per questo la contrizione dev’essere forte e profonda, non superficiale. Come la Maddalena, che appena ha sentito le parole del Salvatore, si è convertita ed diventata seguace di Cristo. Lei rigettò completamente il peccato e i suoi piaceri. Come si ci arriva a tal punto? L’anima deve immergersi nelle meditazioni proposti dal Santo, immergersi in esse con serietà e con l’aiuto della grazia Divina. In questo modo, il peccato verrà strappato dal cuore insieme con i suoi principali affetti.

Testo: Manny
Foto: "Summer bloom at Longwood Gardens", Joe Boenzi

Wednesday, October 19, 2011

La vera devozione è il vero amore di Dio



Filotea, parte prima, capitoli 1-8

Testo: San Francesco di Sales, Filotea. Introduzione alla vita devota, a cura di Ruggero Balboni, 15ª ed. (Milano: Paoline, 2010).

Dal professore ci viene richiesto di esaminare i primi otto capitoli e di esporre le nostre impressioni riguardo al libro sopra citato. Ci vengono poste due domande: cosa vi ha colpito di più e quali immagini Francesco di Sales usa nel suo scritto.

A questo proposito sono stati divisi in gruppi gli studenti della classe. Il nostro gruppo è risultato composto da: Hartai Gabor, Oberto Nava César, Choi Jin Won (Marco) e Virgilio Radici.
Ecco di seguito le nostre impressioni.

Cap. I. Descrizione della vera devozione

Ci ha colpito la seguente frase: «La vera e viva devozione, Filotea, esige l’amore di Dio, anzi non è altro che un vero amore di Dio; non un amore genericamente inteso» (Filotea, 22). Ci richiama la scelta fondamentale del darsi tutto a Dio che tanto viene richiamato poi anche da Don Bosco.

C’è poi l’immagine del tenere acceso il fuoco della carità. Non basta infatti il darsi tutto a Dio se non v’è la carità. Il significato è chiaro: per tenere acceso il fuoco della carità ci va la fiamma della devozione. Il versetto è questo: « [...] la carità e la devozione differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma; la carità è un fuoco spirituale, che quando brucia con una forte fiamma si chiama devozione: la devozione aggiunge al fuoco della carità solo la fiamma che rende la carità pronta, attiva e diligente, non soltanto nell’osservanza dei Comandamenti di Dio, ma anche nell’esercizio dei consigli e delle ispirazioni del cielo» (Filotea, 23-24).


Cap. II. Caratteristiche ed eccellenza della devozione

In questo capitolo ci ha colpito: «Cara Filotea, devi credermi: la devozione è la dolcezza delle dolcezze e la regina delle virtù, perché è la perfezione della carità» (Filotea, 26).

Due sono le cose che ci impressionano. La prima immagine ci riporta all’esempio dell’ape che succhia l’amaro per trasformarlo in dolce. Esempio chiaro per una nostra esperienza di vita. «Guarda l’ape sul timo: ne può ricavare soltanto un succo molto amaro, ma succhiandolo lo trasforma in miele, perché questa è la sua caratteristica» (Filotea, 25).

La seconda, riguarda la scala di Giacobbe: i due montanti della scala sono l’orazione e gli scalini o pioli rappresentano i diversi livelli della carità. Riportiamo qui di seguito il testo: «Guarda la scala di Giacobbe, che è la vera immagine della vita devota: i due montanti, tra i quali si sale ed ai quali sono fissati gli scalini, rappresentano l’orazione, che chiede l’amore di Dio e i Sacramenti, che lo conferiscono; gli scalini sono i diversi livelli della carità, per i quali si sale, di virtù in virtù; o discendendo in aiuto e sostegno del prossimo, o salendo per la contemplazione all’unione d’amore con Dio» (Filotea, 25).

Cap. III. La devozione si adatta a tutte le vocazioni e professioni

L’immagine dell’ape ritorna nuovamente per farci capire la vera devozione: «Aristotele dice che l’ape ricava il miele dai fiori senza danneggiarli, e li lascia intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non porta danno alle vocazioni e alle occupazioni, ma al contrario, le arricchisce e le rende più belle» (Filotea, 27).

Cap. IV. Necessità di un direttore spirituale per entrare e progredire nella devozione

Il titolo stesso ci ha colpito. Il direttore spirituale è necessario per un aiuto ad arrivare alla conoscenza della volontà di Dio, che deve essere quella che più ci sta a cuore in questa nostra vita terrena.

L’importante è scegliere bene. «A tal fine, scegline uno tra mille, dice [san Juan de] Avila; io ti dico, uno tra diecimila, perché se ne trovano meno di quanto si dica capaci di tale compito. Deve essere ricco di carità, di scienza e di prudenza: se manca una di queste tre qualità, c’è pericolo. Ti ripeto, chiedilo a Dio e, una volta che l’hai trovato, benedici la sua divina Maestà, fermati a quello e non cercarne altri; ma avviati, con semplicità, umiltà e confidenza; il tuo sarà un viaggio felice» (Filotea, 31).


Cap. VI. Prima purificazione: dal peccato mortale

Quello che ci colpisce è che San Francesco di Sales vuole porre l’accento sui seguenti quattro punti: «per il peccato tu hai perso la grazia di Dio, hai perso il diritto al paradiso, hai accettato i tormenti eterni dell’inferno, hai rinunciato all’eterno amore di Dio» (Filotea, 33-34).

L’immagine dell’inferno e del paradiso ci deve quindi richiamare al fatto che per essere dei buoni cristiani, dobbiamo scegliere sempre il paradiso. Ma per raggiungerlo occorre purificarci dal peccato mortale.

Notiamo poi, che anche Don Bosco ha insistito tanto sul sacramento della penitenza come mezzo per un aiuto a salvare le anime dei suoi giovani. Appunto per questo ha scelto la figura di San Francesco di Sales da porre ad imitazione ai suoi giovani.

Relazione di Virgilio Radici
Foto di Joe Boenzi

Tuesday, October 18, 2011

Carità, scienza e prudenza



La Filotea di San Francesco di Sales 
Parte Prima, capitoli I-VIII
GRUPPO POLACCO 17/10/2011
Tomasz Hawrylewicz, Tomasz Grzegorz Lukaszuk, Jan Marciniak

L’Introduzione alla vita devota presenta la dottrina spirituale che viene dalla pratica, dall’esperienza personale di Francesco di Sales, perciò descrive con precisione il cammino interiore, le tappe, le cose necessariamente da fare per vivere nella devozione. Un’altra cosa che ci ha colpita è la necessità di avere un amico dell'anima, un guida spirituale e quel direttore deve possedere certe qualità: carità, scienza, prudenza (cf. cap.4). Un altro aspetto importante rilevato nel nostro gruppo è che la purificazione, “come la guarigione, sia del corpo che dello spirito, avviene adagio adagio, per gradi, un passo dopo l’altro, a fatica e con il tempo” (cap.5).

Ci siamo accorti che Francesco di Sales fa tante analogie alla vita quotidiana, da molti esempi biblici ed esempi dalla vita dei santi; per far capire un aspetto della vita spirituale, prima compara con una immagine conosciuta al lettore: l'alba, la scala, il fuoco, la fiamma, l’aquila, la gallina, lo struzzo.

L’immagine che ha parlato a tutti noi era la scala di Giacobbe: “i due montanti, tra i quali si sale ed ai quali sono fissati gli scalini, rappresentano l’orazione, che chiede l’amore di Dio e i Sacramenti, che lo conferiscono; gli scalini sono i diversi livelli della carità, per i quali si sale, di virtù in virtù; o discendendo in aiuto e sostegno del prossimo, o salendo per la contemplazione all’unione d’amore con Dio” (cap.2).

Relazione di: Tomasz Grzegorz Lukaszuk
Foto di Joe Boenzi: San Francesco di Sales, nella cappella storica della Galleria, Annecy

Honey and onions


Introduction to the Devout Life
Part First, Chapters 1-8
17 November 2011 - English-speaking Group:
Sanjone Amaladoss, John Baptist Barnabas, Lijo Vadakkan

Sweet-smelling blossoms that attract many honey bees
At the very outset, what impressed all of us was the use of many metaphors or images that the saint makes use of in his writings to convey a doctrine. Practically in all the chapters there were these images which made the message to be understood in a better manner. (Ex. Honey and the honeybee, Jacob’s ladder, The rising sun that removes the darkness, the onions of Egypt, etc.)

In the first chapter the saint gives us a criterion to know the right devotion from the false one. It is not so much about doing good, or appearing to be good but it is about being good.  At the base of a real devotion there is the love of God which translates in charity.

In the second chapter the saint presents a joyful spirituality. The devout life is a happy affair; it is not about being melancholy but being happy and cheerful. Often spiritual life is seen as a sad and gloomy life style. But the saint proposes something totally different to this concept of spirituality. We can see the influence of this doctrine in the life of Don Bosco and the spirituality that he proposed to his boys.


In the third chapter the saint says that the devotion has to be practiced according to one’s state of life. A bishop has to practice a devotion as a bishop and not as someone else or a lay man has to practice a devotion that is suiting to a layman and not aspire towards something else. There shouldn’t be a dichotomy between roles of life.  In the same chapter he also says that the real devotion not only does not damage the individual but also beautifies and perfects the individual, just as the honeybee takes honey from the flower without ever damaging or destroying the flower.

In the fourth chapter the saint speaks about the importance and role of a good spiritual director.  It is not just about choosing any spiritual director but a choosing a good one. He speaks of three qualities for a good spiritual director as charity, wisdom and prudence. At the same time simplicity, humility and trust for the person who takes the spiritual direction.

In the fifth chapter the saint speaks about a purification of the soul that has to take place in every conversion.  But he says that this is a very slow process.  Just as the rising sun removes the darkness slowly and steadily and not all on a sudden, this purification also takes places at a very slow pace.  Only certain people like (St. Paul or other few saints) had the fortune of an immediate conversion. But this is very rare.

In the sixth and seventh chapter the saint speaks about removal of sin and mainly insists on the removal of mortal sin.  It is not enough to just give up sin but one has to also give up all his affections towards sin.  Otherwise he can never purify himself completely from sinful habits. Here he gives the example of the Israelites who had left Egypt but were still desiring for the onions of Egypt.

Report by Lijo Vadakkan
Photography by Joe Boenzi

Monday, October 17, 2011




FILOTEA  - I parte - Capitoli I a VIII

Quello messo in corsivo sono le IMMAGINI; il resto ciò che mi ha colpito. Tra parentesi tonde vi sono le pagine. La nostra edizione: S. Francesco di Sales, Filotea. Introduzione alla vita devota, a cura di Ruggero Balboni, 15ª ed. (Milano: Paoline, 2010).



Cap. I. Descrizione della vera devozione

1. La vera e viva devozione, Filotea, esige l’amore di Dio, anzi non è altro che un vero amore di Dio; non un amore genericamente inteso (22).

Gli struzzi non possono volare, le galline svolazzano di rado, goffamente e rasoterra; le aquile, le rondini e i colombi volano spesso, con eleganza e in alto. 
Similmente i peccatori non riescono a volare verso Dio, ma si spostano esclusivamente sulla terra e per la terra; le persone dabbene, che non possiedono ancora la devozione, volano verso Dio per mezzo delle buone azioni, ma di rado, con lentezza e pesantemente; le persone devote volano in Dio con frequenza, prontezza e salgono in alto (22-23). 

2. Per essere buoni ci vuole la carità e per essere devoti, oltre alla carità, bisogna avere grande vivacità e prontezza nel compierne gli atti (23).

[...] la carità e la devozione differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma; la carità è un fuoco spirituale, che quando brucia con una forte fiamma si chiama devozione: la devozione aggiunge al fuoco della carità solo la fiamma che rende la carità pronta, attiva e diligente, non soltanto nell’osservanza dei Comandamenti di Dio, ma anche nell’esercizio dei consigli e delle ispirazioni del cielo (23-24). (Per tenere acceso il fuoco della carità ci va la fiamma della devozione).

Cap. II. Caratteristiche ed eccellenza della devozione

1. La gente vede che i devoti digiunano, pregano, sopportano le ingiurie, servono gli infermi, assistono i poveri, fanno veglie, controllano la collera, dominano le passioni, fanno a meno dei piaceri dei sensi e compiono altre azioni simili a queste, di per sé e per loro natura aspre e rigorose; ma non sa vedere la devozione interiore e cordiale che trasforma tutte queste azioni in piacevoli, dolci e facili (24).

Guarda la scala di Giacobbe, che è la vera immagine della vita devota: i due montanti, tra i quali si sale ed ai quali sono fissati gli scalini, rappresentano l’orazione, che chiede l’amore di Dio e i Sacramenti, che lo conferiscono; gli scalini sono i diversi livelli della carità, per i quali si sale, di virtù in virtù; o discendendo in aiuto e sostegno del prossimo, o salendo per la contemplazione all’unione d’amore con Dio (25).

2. Cara Filotea, devi credermi: la devozione è la dolcezza delle dolcezze e la regina delle virtù, perché è la perfezione della carità (26).

Se vogliamo paragonare la carità al latte, la devozione ne è la crema; se la paragoniamo ad una pianta, la devozione ne è il fiore; se ad una pietra preziosa, la devozione ne è lo splendore; se ad un unguento prezioso, né è il profumo soave che dà la forza agli uomini e gioia agli Angeli (26).

Cap. III. La devozione si adatta a tutte le vocazioni e professioni

La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; ma non basta, l’esercizio della devozione deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli (26-27).

Aristotele dice che l’ape ricava il miele dai fiori senza danneggiarli, e li lascia intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non porta danno alle vocazioni e alle occupazioni, ma al contrario, le arricchisce e le rende più belle (27).

Qualunque genere di pietra preziosa, immersa nel miele diventa più splendente, ognuna secondo il proprio colore; lo stesso avviene per i cristiani: tutti diventano più cordiali e simpatici nella propria vocazione se le affiancano la devozione: la cura per la famiglia diventa serena, più sincero l’amore tra marito e moglie, più fedele il servizio del principe e tutte le occupazioni più dolci e piacevoli (27).

Cap. IV. Necessità di un direttore spirituale per entrare e progredire nella devozione

1. Vuoi metterti in cammino verso la devozione con sicurezza? Trova qualche uomo capace che ti sia di guida e ti accompagni; è la raccomandazione delle raccomandazioni (28-29).

2. A tal fine, scegline uno tra mille, dice Avila; io ti dico, uno tra diecimila, perché se ne trovano meno di quanto si dica capaci di tale compito. Deve essere ricco di carità, di scienza e di prudenza: se manca una di queste tre qualità, c’è pericolo. Ti ripeto, chiedilo a Dio e, una volta che l’hai trovato, benedici la sua divina Maestà, fermati a quello e non cercarne altri; ma avviati, con semplicità, umiltà e confidenza; il tuo sarà un viaggio felice (31).

Cap. V. Si deve cominciare dalla purificazione dell’anima

1. L’esercizio della purificazione dell’anima può e deve finire soltanto con la vita: perciò non agitiamoci per le nostre imperfezioni; quello che si chiede a noi è di combatterle; se non le vedessimo, non potremmo combatterle e non potremmo vincerle se non ci imbattessimo in esse (32-33).

Ordinariamente la purificazione, come la guarigione, sia del corpo che dello spirito, avviene adagio adagio, per gradi, un passo dopo l’altro, a fatica e con il tempo. Sulla scala di Giacobbe gli Angeli hanno le ali, ma non volano, anzi salgono e scendono ordinatamente, uno scalino dopo l’altro. L’anima che sale dal peccato alla devozione viene paragonata all’alba, che, quando spunta, non mette immediatamente in fuga le tenebre, ma gradatamente (32).

2. Le imperfezioni e i peccati veniali non possono strapparci la vita spirituale, che si perde soltanto con il peccato mortale; è il coraggio di combattere che non dobbiamo perdere! (33).

Cap. VI. Prima purificazione: dal peccato mortale

1. La prima purificazione è quella dal peccato; il mezzo: il sacramento della penitenza (33).

2. Capita spesso che le confessioni abituali di coloro che conducono una vita ordinaria di cristiani comuni, siano piene di difetti: per lo più ci si prepara poco o per niente, non si ha la contrizione richiesta, anzi capita addirittura che molte volte ci si vada a confessare con il segreto proposito di tornare a peccare, visto che non si ha alcuna intenzione di evitare l’occasione, né di prendere gli opportuni accorgimenti per correggersi; in tutti questi casi la confessione generale è necessaria per dare una scossa all’anima (34).

Cap. VII. Seconda purificazione: dagli affetti al peccato

O Filotea, poiché vuoi dare inizio alla vita devota, non deve bastarti di abbandonare il peccato, ma devi sbarazzare il tuo cuore da tutti gli affetti legati al peccato; perché, oltre al pericolo di ricadere, questi miserabili affetti renderebbero perpetuamente malato e intorpidito il tuo spirito, a tal punto che non riuscirebbe a compiere il bene con prontezza, diligenza e di frequente. Mentre proprio in questo consiste l’essenza della devozione (36).

Le anime uscite dallo stato di peccato, ma che hanno ancora questi affetti e debolezze, io le assomiglio alle ragazze che hanno un colore pallido: non sono malate, ma tutto il loro comportamento è da malati: mangiano senza gusto, dormono senza riposare, ridono senza gioia, si trascinano invece di camminare; allo stesso modo tali anime fanno il bene con una tale stanchezza spirituale, che tolgono ogni grazia ai loro esercizi di pietà, che poi, oltre tutto, sono pochi di numero e poveri di risultati (36).

Cap. VIII. Come fare la seconda purificazione

La prima ragione che deve spingerci ad operare questa seconda purificazione, è la coscienza viva e nitida del male enorme che ci causa il peccato; riusciremo, in tal modo, ad entrare in una contrizione profonda e travolgente: infatti la contrizione, per piccola che sia, se è sincera, e soprattutto se congiunta alla forza dei Sacramenti, ci purifica sufficientemente dal peccato; se poi la contrizione è profonda e travolgente, ci purifica anche da tutti gli affetti che derivano dal peccato (37).

È per questo, Filotea, che dobbiamo rendere la nostra contrizione e il pentimento più profondi possibile, perché tutto ciò che appartiene al peccato sia travolto. Così fece la Maddalena che, convertendosi, perse talmente il gusto del peccato e dei piaceri che non ci pensò più; e Davide, che protestava di odiare non soltanto il peccato, ma anche le sue vie e i suoi sentieri: questo è il ringiovanimento dell’anima, che lo stesso Profeta paragona a quello dell’aquila che muta le penne [Cf., Salmo 103 (102)]. (37-38).


Citazioni a cura sig. Virgilio Radici

Foto di don Joe Boenzi: Wild acanthus among the ruins of the Roman forum

Sunday, October 16, 2011

Sharing what we are reading



Class participation this year includes sharing reflections in small groups on what we are reading in the Introduction to the Devout Life (La Filotea), written by Saint Francis de Sales and first published in 1609. 

Here is the list for the readings of the various Parts and Chapters of the Introduction as spread out during this semester.


Part I, 1-8, for Monday 17th October
Part 1, 9-24, for Monday 24th October

Part II, 1-11, for Monday 7th November
Part II, 12-31, for Monday 14th November

Part III, 1-15, for Monday 21st November
Part III, 16-29, for Monday 28th November
Part III, 30-41, for Monday 5th December

Part IV (all) for Monday 12th December
Part V  (all) for Monday 9th January


Thanks to Manny Camilleri for keeping track of the assignments!
Photos here, by Joe Boenzi, are from the convent of the Gallery in Annecy, first community of the community of the Daughters of the Visitation of Holy Mary, founded by St Francis de Sales in 1610.