La Filotea - Quarta parte (capitoli 1-15)
12 dicembre 2011
Fonte: Francesco DI SALES, Filotea. Introduzione alla vita devota. A cura di Ruggero Balboni, Torino, Paoline, 2010.
GRUPPO: Virgilio RADICI, Cesar OBERTO, Marco JIN WON, Gábor HARTAI
Capitolo I – Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle chiacchiere della gente
“Appena la gente si accorgerà che hai deciso di seguire la vita devota, scoccherà contro di te mille frecciatine di compatimento e altrettanti dardi di pesante maldicenza”.
“Sorveglierà tutti i nostri movimenti e per un piccolo scatto di collera dirà che siamo insopportabili; la cura dei nostri affari la chiamerà avarizia, la nostra dolcezza, stupidità; quanto ai figli del mondo, la loro collera è sincerità, la loro avarizia abilità amministrativa; le libertà che si prendono, franchezza: i ragni rovinano sempre l'opera delle api!”.
Capitolo II – È necessario farsi coraggio
“Similmente, cara Filotea, può capitare che, a questo cambiamento di rotta della tua vita interiore, tu rimanga seriamente sconvolta e questo addio totale alle follie e alle stupidità del mondo, ti causi qualche momento di sofferta tristezza e di scoraggiamento. Se dovessi trovarti realmente in simile situazione, abbi un po’ di pazienza, te ne prego: vedrai che non è nulla! Si tratta soltanto di un po’ di disorientamento di fronte alla novità; quando questo momento sarà passato avrai consolazioni a non finire”.
“Ma come potresti avere il coraggio di rinunciare a una felicità eterna per leggerezze [passatempi mondani] così ingannevoli? Credi a me, se sarai perseverante, non passerà molto tempo che sarai ricolma di dolcezze così deliziose e piacevoli, fatte di autentico miele, che dovrai ammettere che il mondo ha soltanto del fiele a confronto! Un solo giorno di devozione vale più di mille anni di vita di mondo”.
“Quando le larve delle api cominciano a prendere forma si chiamano ninfe”.
Capitolo III – La natura delle tentazioni e la differenza tra sentire la tentazione e acconsentire ad essa
“I gradini per scendere al male sono tre: la tentazione, la dilettazione, il consenso. […]
Anche se la tentazione ad un peccato ci tormentasse tutta la vita, non potrebbe renderci sgraditi alla divina Maestà; l'essenziale è che non ci piaccia e che non acconsentiamo. Il motivo è che nella tentazione noi non siamo attivi, ma passivi, e siccome non proviamo alcun piacere, non possiamo essere colpevoli. […]
Devi essere molto coraggiosa, Filotea, quando sei afflitta da tentazioni, e non sentirti mai vinta finché ti disgustano; tieni sempre presente la differenza che c'è tra sentire e acconsentire; è possibile sentirle pur continuando a provarne dispiacere, ma invece non è possibile acconsentire senza provare piacere in esse; il motivo è presto detto: il piacere è il gradino al consenso”.
Capitolo IV – Due begli esempi in proposito
I due esempi sono di un giovane di cui parla S. Girolamo e l’altro di S. Caterina da Siena; questi resistono alle tentazioni. Nel loro cuore c’era il Signore che li aiutava, anche se essi non lo sapevano (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo IV., p. 271-272).
“Quale sconforto per un'anima che ama Dio, non sapere nemmeno se Egli è in lei o meno e se l'amore divino, per il quale lotta, è completamente spento in essa o no! Ma è l'apice della perfezione dell'amore celeste far soffrire e lottare l'amante per amore, senza sapere se possiede quell'amore per il quale e per mezzo del quale lotta!”.
Capitolo V – Incoraggiamento all’anima che si trova nelle tentazioni
“Se dunque ti capita di provare qualche tentazione e anche il piacere che ne consegue, mentre la volontà rifiuta il proprio consenso, sia alla tentazione che al piacere che l'accompagna, non turbarti minimamente, perché Dio non è offeso”.
Capitolo VI – Inc he modo la tentazione e la dilettazione possono essere peccato
“Quando la dilettazione che deriva dalla tentazione può essere evitata, accettarla è sempre peccato nella misura che il piacere che ci si trova e il consenso che le si dà è più o meno pieno, persistente nel tempo o solo di breve durata. […]
Quando dunque sarai tentata a qualche peccato, pensa se hai dato volontariamente motivo a quella tentazione; in tal caso la tentazione è già peccato, per il pericolo nel quale ti sei gettata. Questo va detto per quando potevi facilmente evitare l'occasione e l'avevi prevista, o almeno avresti dovuto prevederla. Ma se non hai offerto alcun appiglio alla tentazione, in nessun modo ti può essere imputata a peccato”.
Capitolo VII – Rimedi per le tentazioni gravi
Sono sei i suggerimenti. Primo: ricorrere a Dio prontamente. Secondo: abbracciare la santa Croce. Terzo: distrarsi con buone occupazioni, non oziare. Quarto: far riferimento al direttore spirituale. Quinto: ostinarci e protestare di non consentire. Sesto: non discutere con il nemico tranne il seguire la risposta di Gesù che dice «Va indietro, Satana, tu adorerai il Signore tuo Dio e solo a Lui servirai» (Mt 4,10) (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo VII., p. 277-279).
Capitolo VIII – Bisogna resistere alle piccole tentazioni
“Le piccole tentazioni di collera di sospetto, di gelosia, di invidia, di antipatia, di stranezza, di vanità, di doppiezza, di affettazione, di astuzia, di pensieri indecenti, sono abituali anche per coloro che sono già più incamminati nella devozione e più risoluti! Ecco perché, cara Filotea, è necessario che ci prepariamo con grande cura e diligenza a questo combattimento; sii certa che tutte le vittorie che riporterai contro questi piccoli nemici, saranno tante pietre preziose incastonate nella corona di gloria che Dio ti prepara in Paradiso”.
Capitolo IX – Come rimediare alle piccole tentazioni
„È il mezzo migliore per vincere il nemico, tanto nelle piccole tentazioni come nelle grandi: l'amore di Dio contiene in sé tutta la perfezione di tutte le virtù; per questo è il rimedio migliore contro tutti i vizi”.
Capitolo X – Come fortificare il cuore contro le tentazini
“Ogni tanto dà uno sguardo alla tua anima per vedere quali sono le passioni che più vi spadroneggiano; una volta scoperte, imposta la tua vita in modo esattamente contrario nei pensieri, nelle parole, nelle azioni”.
Seguono esempi per l’esame di tre particolari aspetti. Primo: vanità; pensare alla miseria di questa vita terrena e quanto queste vanità peseranno sulla coscienza nel giorno della morte. Secondo: avarizia; essa ci rende schiavi di quello che è stato creato per il nostro servizio. Alla morte dovremo lasciare tutto. Terzo: tendenza ad innamorarsi e far innamorare; parlare spesso a favore della purezza e semplicità di cuore (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo X., p. 282-283).
Capitolo XI – L’agitazione
“Se l’anima cerca i mezzi per liberarsi dal suo male per amore di Dio, li cercherà con pazienza, dolcezza, umiltà e serenità, aspettando la propria liberazione più dalla bontà e dalla Provvidenza di Dio che dai propri sforzi, dalle proprie capacità e dalla propria diligenza. Se invece cerca la propria liberazione per amor proprio, si agiterà e si altererà nella ricerca dei mezzi, come se dipendesse più da lei che da Dio: non dico che lo pensi, ma si comporta come se lo pensasse”.
“Se puoi manifestare la tua agitazione a chi ha la guida della tua anima, o almeno a qualche amico nel quale hai fiducia, ma che sia devoto, fallo senza esitazione: presto ritroverai la calma perché la comunicazione delle sofferenze del cuore fa all'anima lo stesso effetto che il salasso al corpo di chi ha una febbre insistente: è il rimedio dei rimedi”.
Capitolo XII – La tristezza
“Combatti con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l'impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo, triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico che vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci. […]
Manifesta tutti i tuoi sentimenti, gli affetti, i pensieri alla tua guida e confessore, con umiltà e sincerità; cerca la conversazione di persone spirituali e frequentale più che puoi in tali circostanze”.
Capitolo XIII – Le consolazioni spirituali e sensibili e come bisogna comportarsi con esse
“Qualunque rotta prenda la nave, sia che faccia vela verso ponente o verso levante, verso mezzogiorno o verso settentrione, qualunque sia il vento che la spinge, l'ago della bussola sarà sempre rivolto alla bella stella e al polo.
Anche se tutto dovesse capovolgersi, non soltanto intorno a noi, ma anche dentro di noi, nonostante tutto, per sempre e costantemente, la punta del nostro cuore, il nostro spirito, la nostra volontà superiore, che è la nostra bussola, deve guardare senza sosta e tendere stabilmente verso l'amore di Dio suo Creatore, suo Salvatore, suo unico e supremo bene”.
“La vera e solida devozione, che consiste in una volontà costante, decisa, pronta e operante di attuare ciò che sappiamo essere gradito a Dio”.
Capitolo XIV – Le aridità e le sterilità dello spirito
„Tra tutte le nostre aridità e sterilità, non perdiamo il coraggio, ma aspettiamo con pazienza, il ritorno delle consolazioni. Continuiamo il nostro abituale modo di vivere; non tralasciamo per questo motivo nessun esercizio di devozione, anzi, se ci è possibile, moltiplichiamo le buone azioni; e se non possiamo presentare allo sposo la marmellata, gli daremo la frutta secca; per lui fa lo stesso, a condizione che il cuore che gliela offre, sia decisamente risoluto ad amarlo”.
“Molti […] cadono nel grave errore di credere che il servizio che noi rendiamo a Dio senza piacere, senza tenerezza di cuore e senza sentimento, sia meno gradito alla Maestà divina; al contrario, le nostre azioni sono come le rose che, quando sono fresche, sono più belle, quando invece sono secche emanano un profumo più acuto: lo stesso avviene per le nostre opere; quelle fatte con tenerezza di cuore piacciono più a noi, dico a noi, perché noi guardiamo soltanto il nostro piacere; quelle invece compiute con aridità e sterilità, sono più profumate e hanno più valore davanti a Dio”.
Capitolo XV – Un esempio notevole, a conferma e chiarimento di quanto è tato detto
“Dio vuole condurci con le aridità a una grande purezza di cuore, alla totale rinuncia al nostro interesse personale in tutto ciò che riguarda il suo servizio, a una perfetta spogliazione di noi stessi; il maligno cerca di servirsi delle stesse difficoltà per scoraggiarci, farci ritornare ai piaceri sensuali, e infine renderci tediosi a noi stessi e agli altri, per denigrare e screditare la santa devozione. […]
Qualche volta, la nausea, la sterilità e l'aridità provengono da indisposizioni fisiche; il che può capitare per le veglie eccessive, per le fatiche e i digiuni; che ci ammazzano di stanchezza, ci intontiscono, ci fiaccano e ci gravano anche di altre infermità. [...]
In tali situazioni il rimedio è di rinvigorire il corpo con qualche opportuno trattamento e qualche distrazione; è per questo che Francesco [d’Assisi] comandava ai suoi frati di essere moderati nel lavoro, in modo da non fiaccare il fervore dello spirito”.
Sintesi: Gábor
Foto: Joe
12 dicembre 2011
Fonte: Francesco DI SALES, Filotea. Introduzione alla vita devota. A cura di Ruggero Balboni, Torino, Paoline, 2010.
GRUPPO: Virgilio RADICI, Cesar OBERTO, Marco JIN WON, Gábor HARTAI
Capitolo I – Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle chiacchiere della gente
“Appena la gente si accorgerà che hai deciso di seguire la vita devota, scoccherà contro di te mille frecciatine di compatimento e altrettanti dardi di pesante maldicenza”.
“Sorveglierà tutti i nostri movimenti e per un piccolo scatto di collera dirà che siamo insopportabili; la cura dei nostri affari la chiamerà avarizia, la nostra dolcezza, stupidità; quanto ai figli del mondo, la loro collera è sincerità, la loro avarizia abilità amministrativa; le libertà che si prendono, franchezza: i ragni rovinano sempre l'opera delle api!”.
Capitolo II – È necessario farsi coraggio
“Similmente, cara Filotea, può capitare che, a questo cambiamento di rotta della tua vita interiore, tu rimanga seriamente sconvolta e questo addio totale alle follie e alle stupidità del mondo, ti causi qualche momento di sofferta tristezza e di scoraggiamento. Se dovessi trovarti realmente in simile situazione, abbi un po’ di pazienza, te ne prego: vedrai che non è nulla! Si tratta soltanto di un po’ di disorientamento di fronte alla novità; quando questo momento sarà passato avrai consolazioni a non finire”.
“Ma come potresti avere il coraggio di rinunciare a una felicità eterna per leggerezze [passatempi mondani] così ingannevoli? Credi a me, se sarai perseverante, non passerà molto tempo che sarai ricolma di dolcezze così deliziose e piacevoli, fatte di autentico miele, che dovrai ammettere che il mondo ha soltanto del fiele a confronto! Un solo giorno di devozione vale più di mille anni di vita di mondo”.
“Quando le larve delle api cominciano a prendere forma si chiamano ninfe”.
Capitolo III – La natura delle tentazioni e la differenza tra sentire la tentazione e acconsentire ad essa
“I gradini per scendere al male sono tre: la tentazione, la dilettazione, il consenso. […]
Anche se la tentazione ad un peccato ci tormentasse tutta la vita, non potrebbe renderci sgraditi alla divina Maestà; l'essenziale è che non ci piaccia e che non acconsentiamo. Il motivo è che nella tentazione noi non siamo attivi, ma passivi, e siccome non proviamo alcun piacere, non possiamo essere colpevoli. […]
Devi essere molto coraggiosa, Filotea, quando sei afflitta da tentazioni, e non sentirti mai vinta finché ti disgustano; tieni sempre presente la differenza che c'è tra sentire e acconsentire; è possibile sentirle pur continuando a provarne dispiacere, ma invece non è possibile acconsentire senza provare piacere in esse; il motivo è presto detto: il piacere è il gradino al consenso”.
Capitolo IV – Due begli esempi in proposito
I due esempi sono di un giovane di cui parla S. Girolamo e l’altro di S. Caterina da Siena; questi resistono alle tentazioni. Nel loro cuore c’era il Signore che li aiutava, anche se essi non lo sapevano (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo IV., p. 271-272).
“Quale sconforto per un'anima che ama Dio, non sapere nemmeno se Egli è in lei o meno e se l'amore divino, per il quale lotta, è completamente spento in essa o no! Ma è l'apice della perfezione dell'amore celeste far soffrire e lottare l'amante per amore, senza sapere se possiede quell'amore per il quale e per mezzo del quale lotta!”.
Capitolo V – Incoraggiamento all’anima che si trova nelle tentazioni
“Se dunque ti capita di provare qualche tentazione e anche il piacere che ne consegue, mentre la volontà rifiuta il proprio consenso, sia alla tentazione che al piacere che l'accompagna, non turbarti minimamente, perché Dio non è offeso”.
Capitolo VI – Inc he modo la tentazione e la dilettazione possono essere peccato
“Quando la dilettazione che deriva dalla tentazione può essere evitata, accettarla è sempre peccato nella misura che il piacere che ci si trova e il consenso che le si dà è più o meno pieno, persistente nel tempo o solo di breve durata. […]
Quando dunque sarai tentata a qualche peccato, pensa se hai dato volontariamente motivo a quella tentazione; in tal caso la tentazione è già peccato, per il pericolo nel quale ti sei gettata. Questo va detto per quando potevi facilmente evitare l'occasione e l'avevi prevista, o almeno avresti dovuto prevederla. Ma se non hai offerto alcun appiglio alla tentazione, in nessun modo ti può essere imputata a peccato”.
Sono sei i suggerimenti. Primo: ricorrere a Dio prontamente. Secondo: abbracciare la santa Croce. Terzo: distrarsi con buone occupazioni, non oziare. Quarto: far riferimento al direttore spirituale. Quinto: ostinarci e protestare di non consentire. Sesto: non discutere con il nemico tranne il seguire la risposta di Gesù che dice «Va indietro, Satana, tu adorerai il Signore tuo Dio e solo a Lui servirai» (Mt 4,10) (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo VII., p. 277-279).
Capitolo VIII – Bisogna resistere alle piccole tentazioni
“Le piccole tentazioni di collera di sospetto, di gelosia, di invidia, di antipatia, di stranezza, di vanità, di doppiezza, di affettazione, di astuzia, di pensieri indecenti, sono abituali anche per coloro che sono già più incamminati nella devozione e più risoluti! Ecco perché, cara Filotea, è necessario che ci prepariamo con grande cura e diligenza a questo combattimento; sii certa che tutte le vittorie che riporterai contro questi piccoli nemici, saranno tante pietre preziose incastonate nella corona di gloria che Dio ti prepara in Paradiso”.
Capitolo IX – Come rimediare alle piccole tentazioni
„È il mezzo migliore per vincere il nemico, tanto nelle piccole tentazioni come nelle grandi: l'amore di Dio contiene in sé tutta la perfezione di tutte le virtù; per questo è il rimedio migliore contro tutti i vizi”.
Capitolo X – Come fortificare il cuore contro le tentazini
“Ogni tanto dà uno sguardo alla tua anima per vedere quali sono le passioni che più vi spadroneggiano; una volta scoperte, imposta la tua vita in modo esattamente contrario nei pensieri, nelle parole, nelle azioni”.
Seguono esempi per l’esame di tre particolari aspetti. Primo: vanità; pensare alla miseria di questa vita terrena e quanto queste vanità peseranno sulla coscienza nel giorno della morte. Secondo: avarizia; essa ci rende schiavi di quello che è stato creato per il nostro servizio. Alla morte dovremo lasciare tutto. Terzo: tendenza ad innamorarsi e far innamorare; parlare spesso a favore della purezza e semplicità di cuore (Cf., Filotea, Parte IV, capitolo X., p. 282-283).
Capitolo XI – L’agitazione
“Se l’anima cerca i mezzi per liberarsi dal suo male per amore di Dio, li cercherà con pazienza, dolcezza, umiltà e serenità, aspettando la propria liberazione più dalla bontà e dalla Provvidenza di Dio che dai propri sforzi, dalle proprie capacità e dalla propria diligenza. Se invece cerca la propria liberazione per amor proprio, si agiterà e si altererà nella ricerca dei mezzi, come se dipendesse più da lei che da Dio: non dico che lo pensi, ma si comporta come se lo pensasse”.
“Se puoi manifestare la tua agitazione a chi ha la guida della tua anima, o almeno a qualche amico nel quale hai fiducia, ma che sia devoto, fallo senza esitazione: presto ritroverai la calma perché la comunicazione delle sofferenze del cuore fa all'anima lo stesso effetto che il salasso al corpo di chi ha una febbre insistente: è il rimedio dei rimedi”.
Capitolo XII – La tristezza
“Combatti con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l'impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo, triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico che vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci. […]
Manifesta tutti i tuoi sentimenti, gli affetti, i pensieri alla tua guida e confessore, con umiltà e sincerità; cerca la conversazione di persone spirituali e frequentale più che puoi in tali circostanze”.
Capitolo XIII – Le consolazioni spirituali e sensibili e come bisogna comportarsi con esse
“Qualunque rotta prenda la nave, sia che faccia vela verso ponente o verso levante, verso mezzogiorno o verso settentrione, qualunque sia il vento che la spinge, l'ago della bussola sarà sempre rivolto alla bella stella e al polo.
Anche se tutto dovesse capovolgersi, non soltanto intorno a noi, ma anche dentro di noi, nonostante tutto, per sempre e costantemente, la punta del nostro cuore, il nostro spirito, la nostra volontà superiore, che è la nostra bussola, deve guardare senza sosta e tendere stabilmente verso l'amore di Dio suo Creatore, suo Salvatore, suo unico e supremo bene”.
“La vera e solida devozione, che consiste in una volontà costante, decisa, pronta e operante di attuare ciò che sappiamo essere gradito a Dio”.
Capitolo XIV – Le aridità e le sterilità dello spirito
„Tra tutte le nostre aridità e sterilità, non perdiamo il coraggio, ma aspettiamo con pazienza, il ritorno delle consolazioni. Continuiamo il nostro abituale modo di vivere; non tralasciamo per questo motivo nessun esercizio di devozione, anzi, se ci è possibile, moltiplichiamo le buone azioni; e se non possiamo presentare allo sposo la marmellata, gli daremo la frutta secca; per lui fa lo stesso, a condizione che il cuore che gliela offre, sia decisamente risoluto ad amarlo”.
“Molti […] cadono nel grave errore di credere che il servizio che noi rendiamo a Dio senza piacere, senza tenerezza di cuore e senza sentimento, sia meno gradito alla Maestà divina; al contrario, le nostre azioni sono come le rose che, quando sono fresche, sono più belle, quando invece sono secche emanano un profumo più acuto: lo stesso avviene per le nostre opere; quelle fatte con tenerezza di cuore piacciono più a noi, dico a noi, perché noi guardiamo soltanto il nostro piacere; quelle invece compiute con aridità e sterilità, sono più profumate e hanno più valore davanti a Dio”.
Capitolo XV – Un esempio notevole, a conferma e chiarimento di quanto è tato detto
“Dio vuole condurci con le aridità a una grande purezza di cuore, alla totale rinuncia al nostro interesse personale in tutto ciò che riguarda il suo servizio, a una perfetta spogliazione di noi stessi; il maligno cerca di servirsi delle stesse difficoltà per scoraggiarci, farci ritornare ai piaceri sensuali, e infine renderci tediosi a noi stessi e agli altri, per denigrare e screditare la santa devozione. […]
Qualche volta, la nausea, la sterilità e l'aridità provengono da indisposizioni fisiche; il che può capitare per le veglie eccessive, per le fatiche e i digiuni; che ci ammazzano di stanchezza, ci intontiscono, ci fiaccano e ci gravano anche di altre infermità. [...]
In tali situazioni il rimedio è di rinvigorire il corpo con qualche opportuno trattamento e qualche distrazione; è per questo che Francesco [d’Assisi] comandava ai suoi frati di essere moderati nel lavoro, in modo da non fiaccare il fervore dello spirito”.
Sintesi: Gábor
Foto: Joe