La Filotea
Parte I, cap. 9-24
Gruppo francese:
Père Albert KABUGE et Diacre Didier C. UMBI
Père Albert KABUGE et Diacre Didier C. UMBI
Cammino nella via/strada, percorso verso la santità.
In questi capitoli, Francesco di Sales nella guida dell’anima fa una prescrizione (non medicale) spirituale delle meditazioni in cui invita la guidata a
- Riconoscersi creatura, un nulla.
- Riconoscere Dio il Creatore di tutto (tutta la creazione e anche la stessa Filotea) gratuitamente.
- Umiliarsi davanti alla grandezza di Dio.
- Lodare, benedire e ringraziare Dio della sua bontà e per quanto ricevuto da Lui.
- Volere cambiare vita e seguire Dio nell’obbedienza con tutto il cuore.
Curare i mezzi che la Chiesa offre per mantenere l’unione con Dio: (a) Pregare regolarmente; (b) accostarsi ai sacramenti; (c) ascoltare la Santa Parola.
Fare un atto di contrizione, detestare tutti i peccati (in vista di riconciliarsi con sé, con Dio e con gli altri). Prendere la decisione di vivere con Dio d’ora in poi .
Pensare alla propria morte perché spesso si parla della morte alla terza persona; qui l’invito fatto a Filotea è di pensare su
- l’incertezza del quando e come accadrà la mia morte. E dopo di essa quale sarà il destino della mia anima.
- il mondo ha corrotto il nostro essere, i nostri sensi
- quando verrà il giudice supremo dove mi metterà? (A questo proposito Francesco descrive la bruttezza dell’inferno e di chi vi si abita in opposizione alla splendida bellezza del Paradiso e di chi ci abita. Interessante vedere come Francesco parla della santità [o chiamata alla santità]di tutti gli stati di vita; ognuno si fa santo nel suo stato di vita): santità per tutti.
- prepararsi alla propria morte è un mettere in ordine l’anima invocando Dio, Maria SS. e i Santi.
Al livello pastorale questa parte è molto interessante per noi stessi e per tutti a cui l’obbedienza ci manderà in missione, tutti siamo questa cara Filotea in cammino verso la vita devota . Sapere porre Dio al centro della nostra vita. Il senso di Dio scompare con tutte le scoperte tecnologiche. Il benessere, i piaceri corrompono l’uomo di oggi. Si vive normale e bene senza uno spazio, un pensiero a Dio. Pensare alla propria morte e al destino della propria anima vale la pena, è una interpellation perché gli uomini muoiono (ricchi e poveri, giovani e anziani … ), anche chi non desidera morire muore. Dobbiamo pensare alla morte non nel senso di averne paura ma nel senso di nutrire la fede da grandi convinzioni di sperare di partecipare alla vittoria sulla morte con Cristo se scegliamo la sua strada. Egli l’ha fatto; in lui e con lui se ci fidiamo a lui anche per noi la morte sarà l’ora di passare da questo mondo al Padre (Nel Paradiso di cui parla Francesco). Impariamo a non assolutizzare cose inutili. Le nostre inclinazioni sono una nostra seconda natura, se sono cattive siamo perduti e quindi liberarsene è un nostro guadagno, è la salvezza nostra.
∞ Didier C. UMBI
Foto di Joe Boenzi: La strada che conduce a Calcutta (2009)
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