Wednesday, November 18, 2009

Necessità di trovare una guida spirituale

Filotea Parte I, cap. 1-8
Gruppo francese:
Père Albert KABUGE et Diacre Didier C. UMBI


Condivisone del gruppo:
a) che mi ha colpito in modo particolare (novità, affermazione, ecc) nei capitoli letti?
  • La prima cosa è stata proprio il discernimento della virtù della “devozione” per non cadere in errore e perdere tempo correndo dietro a qualche devozione assurda e superstiziosa.
  • Poi la descrizione dell’essenza della vera e viva devozione che nasce dall’amore, dalla sete e dal desiderio di Dio che spinge con l’altra freccia al servizio dei fratelli (carità). La vera devozione è il vero zucchero che rende dolce e piacevoli le mortificazioni, le torture …
  • Francesco di Sales ci colpisce quando dichiara che la devozione si adatta  a tutti gli stati di vita. Tutti sono chiamati questo amore per Dio secondo la propria vocazione, secondo il suo mestiere. E quindi non c’è una devozione di serie A. La devozione è unica però aiuterà ciascuno nella sua vita.
  • Per mettersi in cammino verso la devozione è necessario trovare un accompagnatore; uomo di fiducia senza limiti, deve essere una amicizia forte e dolce, santa, sacra ... tuttavia con grande rispetto: il rispetto non diminuisca la fiducia e la fiducia non tolga il rispetto. Inoltre all’accompagnatore spettano tre qualità: carità, scienza e prudenza; se manca una di queste tre, c’è pericolo.
  • Le tappe da percorrere: le varie purificazioni. Si tratta non solo di confessare i peccati ma di tagliare la corda con tutte le azioni peccaminose e i loro affetti fino a non desiderarle mai nella mente o nel cuore. Questo esercizio di purificazione dell’anima deve finire soltanto con la vita, quindi non si può purificarsi abbastanza, bisogna lottare e sempre lottare. La vera vittoria non consiste nel non sentire le imperfezioni, ma nel combatterle. La confessione generale è buona perché ci porta a conoscere noi stessi; è un rinnovamento generale dell’anima.
b) quali sono gli aspetti pastorali che trovo in questi capitolo che parlano (o che non parlano affatto) alla gente d'oggi.

Noi salesiani, educatori dei giovani, abbiamo da imparare molto da questi capitoli per la nostra missione.
  • Come educatori dei giovani siamo accompagnatori di ragazzi, compito molto delicato che ci chiede di essere dei modelli autentici. Si educa più con la vita che con dei discorsi. Che tipo di accompagnatori siamo, riusciamo ad avere le tre qualità di un buon accompagnatore? Dobbiamo imparare a creare una fiducia reciproca con i nostri destinatari.
  • I nostri destinatari sono all’età dove non sono più bambini e neanche adulti, è l’età dei sogni della vita futura. Quale accompagnamento proponiamo ai ragazzi? Lo scopo della nostra missione è ben chiara “fare di loro buoni cristiani e onesti cittadini”, come ci prendiamo?
  • Parlando della devozione per tutti gli stati di vita, in un mondo del “fai da te” in cui Dio non c’entra con la vita; forse non è il caso di insistere sulle vocazioni religiose ma i giovani sono piuttosto  pronti ad altri modi di esperienze (volontariato, pellegrinaggio …) in cui possiamo avvicinarli a Dio con questi nuovi modi di fede e di carità.
  • A proposito della purificazione il sacramento della confessione, dobbiamo aiutare i giovani a distinguere il peccato da un errore, quindi di distinguere il sacramento della riconciliazione dal raccontare la propria vita (confessarsi non è fare un colloquio con lo psicologo). Bisogna porsi davanti a Dio, riconoscersi creatura e peccatore.
  • L’educazione  alla buona fede cattolica è una sfida mai superata in questa società che si vuole anti ecclesiale. L’amore del Dio che la Chiesa insegna è la vera e viva devozione da suscitare nella gente di oggi. Il Dio per il conto di ognuno è un Dio protestante.

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