Filotea Parte 5 - Contiene esercizi e consigli per rinnovare l’anima e confermarla nella devozione
Sintesi di Manuel Camilleri
Come indica il titolo, questa ultima parte dell’opera di Francesco di Sales, contiene indicazioni per aiutare al Filotea per fare un continuo rinnovamento personale.
Cap.1 In primo piano il santo suggerisce di riconoscere l’importanza dei buoni propositi perché la nostra natura umana “facilmente si allontana dai buoni sentimenti per la fragilità e le cattive inclinazioni della carne, che appesantiscono l’anima e la trascinano continuamente in basso, se essa non reagisce proiettandosi di frequente in alto per mezzo di buoni propositi”. Se non si rinnovano i buoni propositi, c’è il rischio che la Filotea ricadrà nel suo primo stato, o peggio ancora, in uno stato peggiore del primo. Il cuore è come un orologio, anche se è buono, bisogna ricaricarlo come si fà ad un orologio. E come un volta all’anno l’orologio và smontato completamente e pulito, così anche il cuore “deve smontarlo almeno una volta all’anno, e controllare accuratamente tutti i pezzi, ossia tutti i suoi sentimenti e le sue passioni, per riparare tutti i difetti che vi scopre”. Il cuore và ricaricato in Dio con l’aiuto degli esercizi proposti dal Santo nei capitoli precedenti. L’orologio và unto con l’olio speciale per pulire gli ingranaggi e togliere la ruggine; così anche il cuore và unto con l’olio dei Sacramenti della confessione e dell’Eucaristia. Questo esercizio “farà recuperare le forze indebolite dal tempo, ti riscalderà il cuore, farà riprendere vigore ai tuoi buoni propositi e rifiorire le virtù del tuo spirito”.
Cap. 2 In questo capitolo, il Santo richiama la Filotea alla prima parte, capitolo 20. Egli la richiama alla promessa da essa fatta in quella parte dell’Introduzione. Il Santo riporta la Filotea sull’itinerario della sua promessa. La fa’ ricordare tutto il suo percorso, le fatiche, gli ostacoli per arrivare alla vita devota. Comunque ci sono anche degli aspetti positivi, come ad esempio il fatto che la Filotea ora puo’ sentire e vedere un cambiamento nella sua vita, un miglioramento. Questa è la mano invisibile di Dio che aiuta in un modo mirabile quelli che lo cercano: “E’ la mano destra di Dio che ha operato tutto ciò. La mano buona di Dio, dice Davide, ha fatto prodigi, la destra mi ha sollevato. Non morirò, ma vivrò e racconterò con il cuore, con la bocca e con le opere le meraviglie della tua bontà”.
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Manuel Camilleri, con il testo della Filotea sul iPad |
Cap. 3 In questo capitolo, il Santo savoiardo offre un esercizio in form di esame per riflettere sul progresso della propria anima nella vita devota. Mettendosi alla presenza di Dio, la Filotea è invitata ad invocare lo Spirito, chiedendolo di aiutarla a capire il suo stato d’animo. La invita anche di chiedere lo Spirito la grazia di riconoscere che Dio l’ha dato la grazia del progresso nella vita devota e percio la gloria spetta a Lui solo. Lui avverte che è di consueto che scopriera’ delle mancanze nella propria vita. In questo caso, la Filotea non deve scoraggiarsi ma farsi coraggio con la grazia divina, di fare delle riparazioni. L’esame che segue nel capitolo 4 aiuta la Filotea ad esaminare lo stato della propria anima nel confronto di Dio. Per Francesco, il fondamento della vita spirituale consiste proprio in nel fermo proposito di non commettere mai il peccato mortale. Riflettendo su questo, la Filotea avra’ un indicazione in quale direzione sta andando la propria vita devota. Per aiutarla, il Santo propone una riflessione sui Comandamenti di Dio; essi devono essere la misura per verificare il progresso dell’anima nei confronti del peccato mortale. Se la Filotea vuole detestare il peccato mortale, deve trovare i Comandamenti come giusti, dolci e a suo gradimento come un cibo che piace. Seguono poi delle riflessioni sul proprio atteggiamento verso il peccato veniale e l’atteggiamento del cuore di fronte alle pratiche di pieta’. Uno degli atteggiamenti personali che si deve verificare e quello della lettura e dell’ascolto della Parola di Dio, ma anche la vita sacramentale. Da questa scaturisce la vera vita cristiana. Non manca la verifica sull’atteggiamento del proprio cuore. Per Francesco, il cuore è centrale e esaminando questi atteggiamenti, aiuta la Filotea a vedere quale direzione percorre il suo cuore. La donna che ama suo marito, appena sente la sua voce, anche se presa da tante facende e preoccupazioni, lascera’ tutto questo per prestare attenzione verso il suo amato. Cosi’ anche quando il cuore sente la presenza di Dio e ascolta la sua voce, lascia tutto per andargli incontro. L’atteggiamento del proprio cuore nei confronti di Dio aiuta la Filotea a verificare anche il suo atteggiamento verso la persona di Gesù Cristo. Quale sentimenti prova il proprio cuore verso il Figlio di Dio? Dev’essere lo stesso atteggiamento delle api che si avvicinano al miele. Di conseguenza, allora, la Filotea deve anche esaminare il proprio cuore e verificarne l’atteggiamento verso la Maria Santissima e i Sani e gli Angeli che sono dei modelli per una vita vissuta nel Signore.
Il capitolo 5 è un esame sul proprio stato nei confronti di se stessi. La Filotea è invitata ad esaminare l’amore per se stessa, l’attaccamento a questo mondo e il desiderio per il cielo. Il Santo intende ricordarla che anche se noi siamo nel mondo, noi non siamo del mondo. Dall’amore per il mondo passa per l’amore verso se stessa. E’ piu’ importante l’amore verso la propria anima che per il proprio corpo. l’amore verso la propria anima aiuta a conquistare le virtu’. Il cuore ordinato è piu’ preoccupato di quello che pensano gli angeli, che di quello che pensano gli uomini. La Fioltea è obbligata ad aiutare il suo cuore quando è tormentato dalle passioni. Lei si deve sentirsi un niente davanti alla grandezza di Dio: “Per una mosca sentirsi nulla di fronte a una montagna non è grande umiltà; lo stesso si dica per una favilla o una scintilla di fronte al sole; l’umiltà consiste nel non sentirsi superiori agli altri e nel non pretendere di essere stimati dagli altri”. E la Filotea, come si sente su questo?” Un cuore umile è anche accompagnato da un lingua che non si vanta e da azioni non contrari alla volontà di Dio.
Segue nel capitolo 6 l’esame dello stato della propria anima nei confronti del prossimo. Il Santo fa’ questo passaggio naturale dall’amore verso Dio e verso il prossimo; per esso non c’è distinzione. Amare Dio significa amare il prossimo. Si comincia da quelli con sono più vicini a lei e si passa ad altri, ciascuno al suo posto, vedendo in ogni azione amabile, la volontà di Dio. si deve esaminare il proprio comportamento verso il prossimo: è indicativo in quale esso valorizza l’amore verso Dio. Più indicativo è l’amore verso quelli che la fanno del male perché è l’amore proprio mostrato da Gesù stesso. Questo significa anche perdonare completamente e dimenticare le azioni fatte nel proprio confronto.
Il Santo ha voluto dilungare su questi punti per aiutare la Filotea a conoscere il progresso spirituale da lei compiuto. Comunque, per Francesco l’esame più importante è quello delle proprie passioni. Sembra che per lui, il segreto per un successo completo nella vita devota, sta nel guadagnare possesso e controllo dei propri affetti e passioni. Importante è verificare quali sono quei affetto che legano il proprio cuore. Il cuore dev’essere “accordato” come un violino dalla grazia di Dio e con l’aiuto del direttore spirituale (capitolo 7).
Quali affetti si deve compiere dopo questo lungo esame? “Ringrazia Dio per il piccolo miglioramento che hai trovato in te dal momento della promessa iniziale, e riconosci che è stata soltanto la sua misericordia che l’ha operato in te e per te”. Insieme a questo passo, è anche importante l’umilta’. Se il progresso personale è stato limitato, la Filotea deve ricoonoscere che questo non è colpa di Dio. Essa deve lodarlo continuamente per le grazie ricevute specialmente l’aiuto divino che lei ha ricevuto per uscire dal dominio delle proprie inclinazioni. Lei deve continuare a supplicare il Signore per darla la forza di continuare nella via della fedelta’ totale, chiedendo anche l’aiuto della Beata Vergine e tutti i Santi (capitolo 8).
Il capitolo 9 e una specie di introduzione alle considerazioni adatte per rinnovare i buoni propositi. Dopo aver portato a termine l’esame, e aver parlato con il suo direttore spirituale, la Filotea deve prendere le considerazioni seguenti, facendone una al giorno in forma di meditazione. Lei è invitata ad usare lo stesso metodo che aveva impiegato nelle meditazioni della prima Parte, cominciando dal mettersi nella presenza di Dio.
Dal capitolo 10 fino al capitolo 14 seguono le cinque considerazioni per questo esercizio. Si cominicia dalla considerazione sul valore della propria anima: “Considera la nobiltà e il valore della tua anima, che ha un intelletto che può conoscere tutto il mondo visibile, non solo, ma anche l’esistenza degli angeli e del paradiso; conosce l’esistenza di un Dio supremo, buono e ineffabile; conosce che c’è un’eternità e conosce anche quello che serve per vivere con dignità in questo mondo, per unirsi poi agli angeli in paradiso e per godere di Dio per l’eternità” In piu’, l’anima è dotato di una volonta’ in grado di amare Dio. Osservando il suo cuore, la Filotea trovera’ che esso è attratto dal riposo in Dio, come le api sono attratti dai fiori. Il nostro cuore corre verso le creature con precipitazione “pensando di poter appagare i propri desideri; ma appena le ha incontrate, si accorge di dover ricominciare perché niente lo accontenta; Dio non permette che il nostro cuore trovi un luogo dove riposare, come la colomba uscita dall’arca di Noè; in tal modo sarà costretto a tornare a Dio da cui era partito. Il nostro cuore, di natura sua, è meraviglioso! Perché allora, contro la sua volontà, vogliamo costringerlo a servire le creature?” (capitolo 10).
La seconda considerazione (capitolo 11) si concentra sul pregio delle virtu’. Soltanto la devozione e le virtu’ sono in grado di dare la felicità alla sua anima su questa terra; esse sono belle da contemplare “Metti a confronto le virtù e i vizi per convincertene: pensa, per esempio, alla soavità della Pazienza a confronto con la vendetta; la dolcezza, a confronto con l’ira e l’amarezza; l’umiltà a confronto con l’arroganza e l’ambizione; la generosità contro l’avarizia, la bontà contro l’invidia, la morigeratezza contro gli eccessi!” Le virtù esercitate hanno un pregio unico: rallegrano l’anima con una dolcezza e una soavità che non ha l’uguale; i vizi, invece, la lasciano stanca e disorientata. E la vita devota? Essa “è bella, dolce, gradevole e soave: addolcisce le tribolazioni e rende soavi le consolazioni. Senza di lei il bene è male, i piaceri sono carichi di agitazione, di confusione, di cedimenti”.
L’esempio dei santi è la terza considerazione che segue nel capitolo 12. I Santi hanno stabilito per noi degli esempi sul quale noi possiamo formare la nostra vita “hanno fatto di tutto per amare Dio ed essere suoi devoti” Cosi’ anche i martiri che erano pronti a offrire la loro vita per la fed in Cristo. Tra questi la Filotea deve guardare con attenzione “quelle incantevoli e meravigliose donne, più splendide dei gigli per candore, più rosse delle rose per amore, le une a dodici, le altre a tredici, quindici, venti, venticinque anni, e che hanno sofferto innumerevoli torture, piuttosto che venir meno alla loro promessa, non solo quanto alla professione di fede, ma anche per affermare la devozione: le une hanno preferito la morte alla perdita della verginità, le altre l’hanno preferita piuttosto che lasciare il servizio dei sofferenti, o di consolare i dubbiosi, seppellire i morti. Veramente in tali circostanze, il sesso debole ci ha dato una lezione di forza e di costanza”. Anche i santi confessori, anche se non hanno subito il martirio diretto loro “hanno disprezzato il mondo, come sono stati irremovibili nei loro propositi: niente li ha distolti. Li avevano abbracciati senza riserva e li hanno mantenuti senza eccezioni!”
La quarta considerazione riflette sull’amore di Gesu’ Cristo per noi (capitolo 13). La Filotea è invitata a pensare all’amore con il quale Gesù Cristo Nostro Signore ha tanto sofferto in questo mondo e particolarmente nell’orto degli Olivi e sul monte Calvario “quell’amore riguardava te!” esprime il Santo. Cristo per mezzo di tutte quelle fatiche e quelle sofferenze “otteneva da Dio Padre buoni propositi e promesse per il tuo cuore, e con lo stesso mezzo otteneva anche ciò che ti è necessario per mantenere, nutrire, rinforzare e portare a compimento quei propositi...Questo è certo: come una donna incinta prepara la culla, la biancheria, le fasce e prevede anche una balia per il figlio che spera avere, benché ancora non sia venuto al mondo, così Nostro Signore, che porta in seno te e vuole generarti alla salvezza e farti sua figlia, sull’albero della croce prepara quanto ti è necessario: la tua culla spirituale, la tua biancheria e le fasce, la tua nutrice e quanto ti è necessario alla felicità. E sono tutti i mezzi, le inclinazioni, le grazie con cui vuole attirare la tua anima alla perfezione. Dio mio, come dovremmo imprimere profondamente in noi tutto questo!” Se il Salvatore a pensata alla Filotea in un modo personale, anche lei deve amare quello che il Signore aveva pianificato per lei: “Questo, Filotea, deve essere impresso nella tua anima, per avere caro e nutrire il tuo buon proposito che è costato così caro al cuore del Salvatore!”
Nel capitolo 14 leggiamo sulla quinta considerazione, e cioè l’amore che Dio ha per ciascuno di noi. Va considerato l’amore eterno che Dio le ha portato, perché già prima che Nostro Signore Gesù Cristo, in quanto uomo soffrisse in Croce per le, la sua divina Maestà, nel suo immenso amore, la inseriva nei suoi disegni e la amava immensamente. Ma quando ha cominciato il Signore ad amarla? Da “quando ha cominciato ad essere Dio. E quando ha cominciato ad essere Dio? Mai, perché lo è sempre stato, senza inizio e senza fine, e così ti ha sempre amato dall’eternità; ti stava preparando le grazie e i favori che poi ti ha donato. Lo fa dire al Profeta: Ti ho amato (parla anche a te), con una carità senza fine; ti ho attirato a me perché avevo compassione di te”. Non soltanto, ma il Signore l’ha spinta a fare il buon proposito di servirlo; quali “meravigliosi propositi sono questi se Dio stesso li ha pensati, meditati, progettati dall’eternità! Quanto devono essere cari e preziosi. Quanto dovremmo essere disposti a soffrire piuttosto che perderne un briciolo soltanto! Nemmeno se tutto il mondo dovesse perire, perché il mondo intero vale meno di un’anima e un’anima non vale nulla senza i suoi buoni propositi!”
I buoni propositi sono “il bell’albero della vita che Dio ha piantato di sua mano al centro” del cuore e “il Salvatore vuole irrigare con il suo sangue per farlo fruttificare”. Questa affermazione spinge la Filotea a desiderare la morte che permettere “un ventaccio qualunque” sdrachano quest’albero. Niente, “né la vanità, né le delizie, né le ricchezze e nemmeno le tribolazioni” la strapperanno dal suo proposito.
E’ il Signore, che l’ha piantato dopo aver “conservato dall’eternità questo bell’albero” per il giardino della Filotea. Lei chiede a questi propositi di vivere sempre in lei e che siano “eterni nella misericordia del mio Dio; rimanete e vivete eternamente in me; che io non vi abbandoni mai!” L’orazione frequente, i sacramenti, le buone opere, l’emendamento dalle colpe, l’eliminazione delle cattive occasioni, le osservanze dei consigli del direttore spirituale, la aiutano a mantenere questi buoni propositi. deve anche promettere a se stessa che sarà perseverante nei suoi propositi, pregando il Dio di rinnovarla completamente, che benedica la sua rinnovata promessa. In tutto questo percorso lei deve ascoltare bene il suo direttore spirituale, fa una confessione generale e santificarsi con l’Eucaristia (capitolo 15).
Nel capitolo 16, il nostro Santo propone dei ricordi da conservare nel cuore dopo l’esercizio precedente. La Filotea è invitata a ripetere spesso che lei non si appartiene più a se stessa, ma appartiene al Signore in ogni cosa che lei faccia. No, “non saremo più noi stessi. perché il nostro cuore sarà cambiato e il mondo che ci ha ingannato tante volte, rimarrà ingannato in noi questa volta, perché, accorgendosi solo poco a poco del mutamento avvenuto in noi, penserà che noi siamo sempre degli Esaù, mentre siamo dei Giacobbe”. Ma bisogna che questi esercizi penetrino il cuore e così diventeranno parte del ritmo della giornata e cioè diventino un modo di vivere.
Ci sono delle obiezioni mosse dalla Introduzione alla Vita Devota? Secondo Francesco ci sono due obiezioni che possono emergere. Lui gli presenta nel capitolo 17. La prima obiezione è quella che i consigli proposti nella sua Opera sono così numerosi che chi volesse “osservarli dovrebbe tralasciare qualunque altra occupazione”. Ma “se facessimo qualche altra cosa, faremmo sempre abbastanza, perché faremmo ciò che dovremmo fare in questo mondo!” Questo è l’inganno del mondo perché questi esercizi hanno il tempo, il luogo e le circostanze nelle quali possono essere esercitati. Il Codice non è pieno forse di tante Leggi per essere osservate “ma va da sé che ciascuna va osservata secondo le circostanze e non che si debbano osservare tutte insieme e tutti i giorni”. La Filotea deve guardare sempre quello che hanno fatto i Santi prima di lei; loro sono i modelli per la vita devota. Lui la incoraggia con coraggio di fare questi esercizi come lui le ha indicato. Ci pensa Dio a darle “tempo ed energia per compiere tutti i doveri del tuo stato; ti assicuro che lo farà anche se dovesse fermare il sole come fece per Giosuè. Facciamo sempre abbastanza quando Dio lavora con noi”.
La secondo obiezione che potrebbe emergere è che si “dirà che io do per scontato quasi ovunque” che Filotea “abbia il dono dell’orazione mentale”. Ma è chiaro invece che non tutti l’hanno questa capacità “per cui questa Introduzione non potrebbe servire a tutti”. Ma è anche vero che il dono dell’orazione “tutti possono averlo, magari appena abbozzato: è sufficiente che abbiano delle buone guide e che abbiano voglia di impegnarsi per acquistarlo visto che la cosa merita. Se si dovesse trovare qualcuno totalmente sprovvisto di questo dono a tutti i livelli, ciò che penso possa capitare soltanto molto di rado, il saggio padre spirituale indicherà all’interessato il modo di rimediare alla lacuna applicando maggiore attenzione nella lettura e nell’ascolto delle riflessioni che ho suggerito nelle meditazioni”.
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Il Cristo (bronzo) del Duomo di Valetta |
Conclusione (capitolo 18)
Il Santo dà tre ultimi e importanti consigli per
l’Introduzione. Ogni primo del mese, Filotea deve rinnovare la promessa che si trova nella prima parte dell’
Introduzione e si deve prometter che la mantiene sempre. E quando sentirà qualche cedimento nella sua anima lei deve prendere in mano la sua promessa, prostrando con grande spirito di umiltà e di pronunciarla con tutto il cuore e proverà un grande sollievo.
Il secondo consiglio richiede da Filotea di fare aperta professione di voler essere devota. Lui non la dice di essere devota, ma di volerlo essere, e non si deve vergognarsi “degli atti comuni che si richiedono per condurci all’amore di Dio. Ammetti con franchezza che ti sforzi di meditare, che preferiresti morire che peccare di nuovo gravemente, che vuoi frequentare i sacramenti e seguire i consigli del tuo direttore, anche se non e sempre necessario farne il nome, e questo per molte ragioni”. La franchezza nel confessare il volere di servire Dio e che lei è consacrata al suo amore con speciale affetto “è molto gradita alla divina Maestà la quale non vuole che abbiamo vergogna di Lui e della Croce; e poi respingi le molte carezze che il mondo vorrebbe farti per tirarti dalla parte opposta; il nostro buon nome ci obbliga a continuare. I filosofi si proclamavano filosofi per poter essere lasciati vivere da filosofi, noi ci dobbiamo presentare come persone desiderose della devozione perché la gente ci lasci vivere devotamente”. Se qualcuno poi dice a lei che si può vivere con devozione senza praticare questi consigli, lei non deve negarlo questo am deve rispondere con amore che la sua infermità “è tale che richiede aiuti maggiori e sostegni che agli altri non sono necessari”.
Infine, il Santo scongiura Filotea per tutto ciò che c’è di più sacro in Cielo e sulla terra, per il battesimo che ha ricevuto, per il cuore caritatevole con il quale l’ha amata, di continuare perseverare nel felice cammino della vita devota. Filotea deve guardare il Cielo e desidera di conquistarlo; guarda l’inferno e desidera di no gettarsi dentro. Infine guarda Gesù Cristo e “non rinnegarlo per alcuna cosa al mondo; quando la fatica della vita devota ti sembrerà dura, canta con S. Francesco: Tutta la pena mi è diletto per il bene che m’aspetto.
“Viva Gesù, al quale, con il Padre e lo Spirito Santo sia onore e gloria, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen!”